"Keu, massima allerta. La verità dalle analisi"

Il presidente dei geologi toscani e la terra nera prelevata dalla 429: "Il rischio non è legato al colore ma ai valori del laboratorio"

I carotaggi sulla strada regionale 429 (foto Gasperini/Germogli)

I carotaggi sulla strada regionale 429 (foto Gasperini/Germogli)

di Alessandro Pistolesi

Da un mese esatto chi abita vicino al quinto lotto della strada regionale 429 ha un incubo ricorrente che non riesce a scacciare via. Si chiama Keu ed è lo scarto delle lavorazioni provenienti dalle concerie di Santa Croce. Secondo l’Antimafia questi rifiuti velenosi sarebbero finiti sotto l’asfalto della 429 in un giro che coinvolgerebbe anche persone vicine ai clan della ’Ndrangheta. Martedì mattina l’incubo si è materializzato sotto forma di polvere nera, come il colore del materiale prelevato da carabinieri (Nucleo operativo ecologico e Forestali) e Arpat. Tracce sospette, perché anche il Keu è nero. Solo le analisi del laboratorio diranno se effettivamente si tratta di Keu.

"Il fatto che abbiano raccolto materiale nero può essere un’indicazione ma il rischio non è legato al colore", spiega Riccardo Martelli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana. "Dal colore non si può stabilire niente – riprende Martelli –. Saranno le analisi chimiche a dirci se si tratta di sostanze pericolose per l’ambiente". Ai cittadini non resta che aspettare i risultati del laboratorio. "Un campione può essere analizzato in una settimana, massimo dieci giorni – continua il presidente dei geologi toscani –, ma per trarre qualche conclusione bisogna mettere in parallelo più campioni. Insomma, serviranno almeno due settimane prima di avere una risposta".

I geologi sono stati i primi a mettere l’accento su possibili danni per il territorio, invocando la necessità immediata di controlli come protezione per la salute e per l’ambiente. "Siamo felici che il nostro appello sia stato raccolto – commenta Martelli – Regione e Arpart hanno dato una pronta risposta, ora però avanti tutta: più controlli vengono effettuati e meno rischi abbiamo". Quando il 15 aprile esplose lo scandalo Martelli era rimasto senza parole: "Dobbiamo sperare che tutto questo sia un grande equivoco", disse mettendo in guardia sui pericoli per la falda. Oggi, a un mese di distanza, il presidente dei geologi è più sereno. "È confortante sapere che sia stata avviata una fase di indagine ancora più approfondita – spiega –. Rassicura soprattutto il fatto che dalle prime verifiche di Arpat nei pozzi privati non siano emersi superamenti. È un buon segnale perché vuol dire che la falda nei tratti in analisi non è inquinata". Un sospiro di sollievo che però non basta ad allontanare paure e interrogativi. "I campionamenti hanno riguardato una ventina di pozzi – riprende Martelli – È chiaro che si tratta di una fotografia attuale e circoscritta. Per il futuro non si può escludere niente. Anche per questo è importante che il monitoraggio vada avanti e si estenda sempre di più".

Intanto, all’altezza dello scavalco della ferrovia, a Brusciana, tra Empoli e Castelfiorentino, si continua a scavare per cercare la verità, anche se la pioggia di questi ultimi giorni ha rallentato un po’ le operazioni. Il risultato uscirà dal laboratorio, poi sarà un pool di esperti tra cui tecnici, consulenti e un geologo a interpretare i dati per conto del pm della Dda Giulio Monferini. Fino ad allora massima allerta per un incubo che non lascia in pace i residenti.