REDAZIONE EMPOLI

Infermiere spiate . Lunedì la prima udienza. Flash mob delle vittime davanti al tribunale

Le professioniste sanitarie indosseranno un visibile accessorio comune. Il legale: "Vicenda incresciosa, vogliono testimoniare il danno sofferto".

Infermiere spiate . Lunedì la prima udienza. Flash mob delle vittime davanti al tribunale

di Irene Puccioni

EMPOLI

Ci saranno tutte (o comunque una buona parte) fuori dal tribunale di Firenze con un visibile accessorio comune, a testimonianza del danno sofferto. Lunedì prossimo, con l’udienza di comparizione predibattimentale, prenderà il via il processo a carico dei tre tecnici di una ditta che ha in appalto la manutenzione degli impianti dell’ospedale San Giuseppe accusati di aver spiato infermiere, dottoresse e operatrici socio sanitarie sotto la doccia. Gli imputati, un 41enne di Capraia e Limite, un 36enne di San Miniato e un 57enne di Castelfranco di Sotto, dovranno rispondere del reato di interferenze illecite nella vita privata, concorso e continuazione, più l’aggravante di aver commesso il fatto "per motivi abbietti": un comportamento per il quale rischiano fino a quattro anni di carcere.

I fatti risalgono al maggio 2022. Sono un’ottantina le persone offese, lavoratrici che hanno presentato querela e attendono di avere giustizia. Trentadue si sono rivolte allo Studio Legale Rovini-Fiumalbi & Associati di Empoli e sono seguite dagli avvocati Antonio Rovini, Silvia Polli e Simona Meozzi. "Le nostre assistite – spiega l’avvocato Polli – si costituiranno parti civili a fini risarcitori. Si è trattato per loro di un’incresciosa vicenda che le ha duramente messe alla prova, violando la loro sfera più intima e personale, per motivi abietti e futili. La vicenda – aggiunge il legale – costituisce, peraltro, un argomento di estrema attualità ed interesse, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno contribuito grandemente alla sensibilizzazione in merito".

Le professioniste sanitarie, nonostante tutto, vogliono esserci per tenere alta l’attenzione sul caso con una sorta di flash mob. Sono passati quasi due anni da quando il caso scoppiò, tra lo stupore e l’indignazione generale. Secondo quanto emerso dalle indagini i tre rinviati a giudizio avrebbero nascosto una microcamera nella fessura di un muro dello spogliatoio femminile dell’ospedale empolese che trasmetteva immagini su uno schermo posto in un locale tecnico del medesimo ospedale davanti al quale, secondo la procura di Firenze, si sarebbero seduti, anche in veste di spettatori. L’attività di indagine ha visto anche l’uso del Dna per cercare tracce biologiche dei sospettati su una piccola sonda di quelle usate per cercare le rotture nei tubi. La videocamera endoscopica era stata nascosta nelle docce. Nei giorni di “riprese“, infermiere, oss e dottoresse, ignare di un virtuale buco della serratura, sarebbero state spiate ’live’ (la sonda non avrebbe consentito, fortunatamente, la registrazione) completamente senza vestiti, mentre si insaponavano e lavavano dopo il turno. È stata una di loro, nel maggio di due anni fa, forse allertata dal chiacchiericcio sempre più insistente fra i dipendenti uomini, a ispezionare il muro e tirare fuori con delle pinzette l’occhio elettronico, attaccato a un cavo di un metro che finiva nel vano attiguo. Le circa ottanta donne, assistite dai rispettivi avvocati e sostenute dai sindacati, adesso attendono fiduciose l’inizio del processo nei confronti dei tre presunti "guardoni".