Disagi e burocrazia nella sanità Odissea per un paziente oncologico La protesta della famiglia

Lo sfogo di Pavese, consigliere di FdI: "Smaltire l’apparecchio usato per la cura? A carico nostro"

Disagi e burocrazia nella sanità  Odissea per un paziente oncologico  La protesta della famiglia

Disagi e burocrazia nella sanità Odissea per un paziente oncologico La protesta della famiglia

Un’odissea per un paziente oncologico e per i suoi familiari è quella che descrive il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Federico Pavese, affidandosi al suo profilo social. Protagonista involontario è un familiare di Pavese che, proprio per la sua condizione di salute, si sottopone a domicilio a cicli di chemioterapia per il cui svolgimento è necessario l’utilizzo un congegno chiamato elastomero. Terminata la somministrazione, scrive Pavese, “il paziente, di solito un paio di giorni dopo la chemio, torna in ospedale a farselo togliere“. "Lunedì scorso - racconta il consigliere di FdI - mio padre inizia un nuovo ciclo di chemio e al termine gli viene consegnato un promemoria dove gli si chiede di tornare in reparto, due giorni dopo, per togliere l’elastomero. A questi punti, ricordando che mio padre ha attivato l’assistenza di pulizia e manutenzione domiciliare per il porter in pelle dove viene inserito l’elastomero stesso, chiamo il reparto di oncologia per chiedere se l’elastomero possono toglierlo le infermiere domiciliari del distretto di Montelupo, invece che far ripartire mio padre, che deambula male, in ambulanza verso l’ospedale, per un’operazione che dura pochissimi minuti. Dall’oncologia mi danno l’ok, è una buona idea". Ma qui la faccenda si complica. Dopo una telefonata alle infermiere del distretto in cui le informa della situazione, a Pavese viene detto che: "loro non possono effettuare questo tipo di operazione. Io insisto, richiamo oncologia che mi conferma la fattibilità della cosa, faccio presente che già vengono a casa praticamente per la solita cosa… alla fine arriviamo al compromesso che verranno a casa ma solo in presenza di un’impegnativa del medico di famiglia e con la promessa, con tanto di firma su modulo, che l’elastomero, in quanto rifiuto più che speciale, dovremo smaltirlo noi familiari visto che non esiste protocollo di smaltimento dell’elastomero all’interno del distretto". Quindi la conclusione, amara, della vicenda "L’elastomero – scrive ancora Pavese - è stato tolto a domicilio, mia madre ha firmato un modulo nel quale ci impegnavamo a smaltirlo già in giornata (in oncologia mi avevano detto che sarebbe bastato riportarlo in occasione della prossima seduta di chemio, fra due settimane) e il sottoscritto si è precipitato in pausa pranzo a prendere a casa dei suoi l’elastomero, tutto impacchettato, per poi portarlo subito in ospedale, in reparto, per lo smaltimento. Il tutto perché certi rifiuti, all’interno di una mega organizzazione come quella di Asl Toscana Centro, non possono essere smaltiti ovunque e non esiste nemmeno un servizio di trasporto del rifiuto ma tutto viene scaricato sulle famiglie. Anche le cose più impensabili".