Dalla grande passione di Daniele è nato in città il Subbuteo Lab

Ritrovato il gioco in cantina, ha puntato su internet

Una partita di subbuteo

Una partita di subbuteo

Certaldo, 6 settembre 2016 - Li ha ritrovati dentro una scatola in cantina. Invecchiati e malconci, ma ancora in grado di basculare e scattare al tocco delle dita. E’ stato come un tuffo al cuore per Daniele Mancuso, 38 anni, torinese di nascita ma da tempo residente a Certaldo dove lavora come direttore tecnico-commerciale di una agenzia di viaggi. Quegli ometti del Subbuteo, che gli avevano tenuto compagnia in tanti pomeriggi della sua adolescenza, non potevano rimanere lì, sepolti dalla polvere.

«Li ho ripuliti, rattoppati e poi mi sono chiesto: adesso cosa ci faccio? Internet mi è venuto in soccorso. Ho scoperto che esistevano un mercato mondiale e un sacco di collezionisti». Il ‘gioco’ lo ha subito appassionato e tra uno scambio e un colpo di mercato si è ritrovato in mano decine di squadre, ma anche ‘pezzi’ rari che da sabato 10 settembre verranno esposti al «Subbuteo Lab» in Borgo Garibaldi 17 a Certaldo. Molto più che una mostra, lo spazio allestito da Mancuso con l’aiuto dell’amico Riccardo Spacagna, vuole essere un luogo di incontro per tutti gli appassionati di questo storico gioco, nato in Gran Bretagna nel 1947 da un’idea dell’ornitologo Peter Adolph ed esploso in Italia durante gli anni settanta e ottanta. Nel negozio-laboratorio sono stati montati anche tre campi da calcio, due ‘old’ e uno moderno, che diventeranno terreno di sfide di appassionati in arrivo da tutta Italia ed Europa, ma anche campo di allenamento di quanti vorranno imparare a giocare. «Vorrei organizzare dei corsi di vari livelli, per principianti e per esperti – spiega Mancuso –. Il gioco del Subbuteo non ha età. Le regole sono semplici: mano ferma, tocco giusto e buona mira». Il torinese trapiantato a Certaldo è anche uno dei principali rifornitori di materiale in Italia.

«Il mercatino del Subbuteo» on line sfiora il migliaio di membri. «Qui – spiega – ognuno dà sfogo alla propria passione: c’è chi riesce a trovare quel pezzo mancante per completare la rosa o arricchire la propria collezione. Le squadre introvabili? Quelle americane, della North american soccer league. Ne sono state fatte poche riproduzioni». Ma se proprio si desiderano si può sempre ricorrere a chi è in grado di riprodurne copie fedeli all’originale. «Ci sono artisti – conclude Mancuso – che in punta di pennello sono capaci di ridisegnare qualsiasi divisa, con tanto di dettagli, numeri, colletti in rilievo, sponsor: roba da rimanere a bocca aperta».