
Il gruppo ieri durante la presentazione del progetto di valore internazionale (Tommaso Gasperini/ FotocronacheGermogli)
Un ponte tra Castelfiorentino e Tàrrega nel segno dell’arte. Più di 500 anni fa Benozzo Gozzoli dipingeva gli affreschi del Tabernacolo della Visitazione, oggi conservati al Museo BeGO, gestito dalla Fondazione Teatro del Popolo. Oggi, qualcosa di nuovo sta per accadere e vedrà il coinvolgimento di uno dei massimi affreschisti della contemporaneità. Castelfiorentino si prepara a ospitare il catalano Josep Minguell, specialista nell’affrescare grandi spazi architettonici. La prossima sfida del maestro? Far rivivere l’arte di Gozzoli in un’opera affrescata proprio all’interno dell’edificio che originariamente inglobava il Tabernacolo. Ecco “BeCOME - Affrescare il tabernacolo. Benozzo Gozzoli 1491 - Josep Minguell 2025“, parte di un’operazione culturale di più ampio respiro che prende il nome di “BeGO BACK“ e che "con questo salto di qualità – ha spiegato l’assessore alla Cultura di Castelfiorentino, Franco Spina – ospiterà una serie di artisti in residenza". Become, diventare. Una parola che spiega bene la natura del progetto.
"Il primo appuntamento ci riserverà qualcosa in trasformazione. Minguell creerà un’opera nuova facendo tesoro del passato". Catalano – e castellano di adozione – l’artista vanta esperienza internazionale. La sua opera più grandiosa l’ha realizzata proprio a ’casa’, a Tàrrega, in Catalogna, nella Chiesa di Santa Maria dell’Alba: un affresco di 1.014 metri quadrati che gli esperti hanno definito una “Cappella Sistina contemporanea“. Minguell arriverà il 27 maggio in paese dove vivrà, lavorerà e dialogherà con la cittadinanza in un percorso creativo – di tre settimane – unico nel suo genere. Nella Cappella della Visitazione di via Gozzoli dunque, "un processo performativo aperto al pubblico – anticipa Spina – finalizzato all’approfondimento delle fasi di realizzazione di questa tecnica millenaria e alla creazione di un’opera in dialogo con il ciclo mariano del Tabernacolo originale. Lo scopo è pensare al Museo come uno spazio di valorizzazione del patrimonio del territorio. Creare una rete culturale di artisti e studenti che reinterpretino in chiave nuova il maestro del ‘400 e la sua eredità a Castello".
"Lo spazio espositivo del Museo si propone di travalicare così i confini fisici definiti dalle pareti – ha raccontato la presidente della Fondazione Teatro del Popolo, Maria Cristina Giglioli – e ricongiungersi con il suo luogo di origine. Filo conduttore di questa azione sarà la tecnica dell’affresco, tanto amata da Benozzo quanto da Josep. Far rivedere la tecnica dell’affresco è una rarità. Avere la possibilità di vedere come lavorava Benozzo nel ‘400, è un’occasione straordinaria. Si potranno seguire tutte le fasi, dalla preparazione dei colori, fino al momento dello strappo in cui l’opera verrà portata altrove".
Tornando a Tàrrega, con Minguell: un filo rosso che unirà, così, due territori geograficamente distanti nel nome di Benozzo. "Da affreschista – ha commentato l’artista – è un’emozione. Lavorerò sulla Cacciata di Gioacchino dal Tempio, una storia poco presente nell’arte che parla della solitudine di questa persona, del silenzio e del ritorno nella comunità con un nuovo spirito".
Il lavoro potrà essere seguito dai visitatori in presa diretta. "Ovviamente – precisano gli organizzatori – essendo la cappella vincolata alla Sovrintendenza si interverrà su un contro tabernacolo con dei pannelli sostituivi sui quali l’artista sarà chiamato ad esprimersi". La performance sarà documentata dal gruppo fotografico Giglio Rosso per essere, in futuro, divulgata anche nelle scuole. Prima però, una conferenza sul tema, dopo la quale l’edificio sarà aperto al pubblico. Alla fine dei lavori, prevista per il 15 di giugno, seguirà fino alla prima settimana di novembre una mostra. Poi, il “BeGO BACK“, darà spazio ad un secondo artista, per un nuovo e sorprendente processo creativo a porte aperte.
Y.C.