Corpi in valigia: carabinieri in azienda, indagini su come i resti sono stati avvolti

La visita dei militari in un'impresa dell'Empolese Valdelsa. Si cercano compatibilità con i materiali utilizzati da chi ha ucciso i coniugi Pasho

Un momento delle indagini (Fotocronache Germogli). Nei riquadri la coppia

Un momento delle indagini (Fotocronache Germogli). Nei riquadri la coppia

Empoli, 2 gennaio 2020 - Una ‘visita’ con tutto l’aspetto di una perquisizione a caccia di ulteriori tessere di un puzzle, quello della morte dei coniugi Pasho, sul quale le zone di ombra sono ancora più di una. Nei giorni scorsi, i carabinieri hanno fatto tappa nell’Empolese.

Più precisamente avrebbero posto la loro attenzione su una ditta con sede nella zona industriale del Terrafino: i militari cercavano materiale compatibile con quello usato per ‘impacchettare’ i resti di Shpetim e Teuta Pasho, scomparsi nei primi giorni del novembre 2015.

Nessuna notizia di loro per anni, nonostante i ripetuti appelli da parte della figlia Dorina, residente allora come oggi a Castelfiorentino: al tempo, oltre a rivolgersi ai carabinieri, chiese aiuto anche alle telecamere della trasmissione di Rai 3 ‘Chi l’ha visto?’. 

In carcere, è finita l’albanese Elona Kalesha: secondo il gip Pezzuti, la 36enne «ha ucciso» marito e moglie Pasho «forse in concorso con altre persone, ha proceduto al sezionamento dei cadaveri al loro trasporto fuori dall’abitazione» di via Felice Fontana. Dopo aver ‘confezionato’ i resti dei genitori dell’ex fidanzato, Taulant, in maniera scrupolosa. E proprio il materiale utilizzato potrebbe aiutare gli investigatori a chiudere il cerchio sul duplice omicidio.