di Tommaso Carmignani
La partita si gioca sul peso dei voti. In Fratelli d’Italia sono convinti di averne molti più degli altri: giusto ieri hanno presentato il loro quinto consigliere comunale, fanno strenua opposizione dal 2019 e con la Meloni al Governo sembrano avere tutte le intenzioni di dare le carte. E del resto Andrea Poggianti, capogruppo ed ex candidato sindaco nel 2019, ha già praticamente fatto capire di essere disponibile a riprovarci. L’opposizione portata avanti in questi cinque anni, il peso specifico che il partito della Meloni sembra aver guadagnato anche a livello locale e un avversario, Alessio Mantellassi, a cui sta già tirando bordate fanno capire che l’idea di una candidatura bis a sindaco per le elezioni della prossima primavera è sul tavolo. Ma se è vero che cinque anni fa, al di là di qualche tentennamento iniziale, tutte le forze del centrodestra serrarono abbastanza in fretta le fila intorno al candidato di Fratelli d’Italia, oggi le cose sembrano stare in maniera diversa.
Perché sul tavolo dell’opposizione, alla vigilia di una tornata elettorale che eleggerà il dopo Barnini, c’è anche un altro nome: quello di Simone Campinoti. Il titolare della Ceam ed esponente di spicco di Confindustria locale non ha mai fatto mistero di volersi candidare a sindaco. È l’uomo di punta di Italia Viva sul territorio, ma il partito di Renzi ha sempre nicchiato e l’impressione, a qualche mese dal voto, è che potrebbe perfino non presentare nessuna lista a sostegno di nessun candidato. Campinoti aveva quindi accarezzato l’idea di arrivare alle elezioni come candidato civico, ma nel frattempo, al suo fianco, si sarebbe schierata Forza Italia.
Secondo i ben informati, il coordinamento regionale del partito fondato da Silvio Berlusconi, non lontanissimo dalle idee renziane, non vedrebbe di buon occhio l’idea di un Poggianti bis. E per questo chiede gli alleati di convergere sul nome di Campinoti. Un profilo credibile e vicino al mondo degli industriali che potrebbe in qualche modo soffiare a Mantellassi e al Pd i voti del centro moderato e di tutta quella sinistra liberale che non si riconosce nelle idee di Schlein del nuovo corso Dem.
E la Lega? Ufficialmente non ha ancora preso posizione. L’idea di mettere sul piatto un nome interno al partito sembra esclusa, ma anche il sostegno a Poggianti, al momento, non è scontato. Fratelli d’Italia, quindi, prova la fuga in avanti: l’obiettivo è mettere alle strette gli alleati puntando sulla credibilità e sulla forza di Poggianti, che rispetto a Campinoti non ha soltanto una lunga esperienza in consiglio comunale, ma anche tutta una serie di appoggi esterni che l’outsider non ha. Poggianti ha dalla sua l’Udc e il mondo cattolico, dal Popolo della Famiglia all’associazionismo, oltre ovviamente ai voti di FdI. Insomma: se la partita si riducesse a un mero conto della serva, il candidato della Meloni potrebbe mettere sul tavolo un bel tesoretto. E però gli scenari sono ancora tutti da definire: se si arrivasse al braccio di ferro, l’idea di una spaccatura del centrodestra (un po’ come avvenuto lo scorso anno a Campi Bisenzio, dove poi al ballottaggio ha vinto il candidato della sinistra radicale Tagliaferri) non sarebbe da escludere. E se da un lato Fratelli d’Italia si affretta a ribadire che non imporrà agli alleati nomi dall’alto, l’idea che possa convergere su un appoggio a Campinoti appare, al momento, piuttosto improbabile. La partita è apertissima.