
La Corte di cassazione ha mandato definitiva la sentenza emessa dal secondo grado di giudizio per un 60enne imprenditore di Empoli. La corte d’appello di Firenze, infatti, aveva confermato la pronuncia del tribunale dello stesso capoluogo toscano con la quale l’imputato era stato ritenuto responsabile dei delitti di bancarotta fraudolenta per distrazione e ricorso abusivo al credito (quale socio accomandatario di una fallita s.a.s) nonché di bancarotta fraudolenta per distrazione e per dissipazione (quale amministratore unico di una srl) e, riconosciutegli le circostanze attenuanti generiche equivalenti all’aggravante, lo aveva condannato alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione. Tra le doglianze espresse dalla difesa agli ermellini anche l’inosservanza di norme processuali stabilite a pena di inutilizzabilità in relazione alle dichiarazioni rese dall’imputato ai curatori fallimentari e, in sede di interrogatorio, alla Guardia di Finanza.
C. B.