
EMPOLI
Chissà cosa pensano le une delle altre le badanti russe e ucraine, le georgiane e le moldave, quelle giovani e quelle più avanti in età, che sono tra di noi e con noi in questa stagione della Storia funestata dalle tenebre della guerra che coinvolge i loro cari in prima persona. Fa bene fermarsi un attimo, soprattutto in questa stagione; provare a capire, in un certo senso, dov’è il vero presepe. Tante volte, anche nel fare cose buone, rischiamo di essere mossi dall’ arrivare alla cosa successiva per seguire il programma che ci siamo dati, come se non potesse essere interrotto. Si accettano molti imprevisti per ciò che ci conviene direttamente, ma non sappiamo fermarci davanti alla Storia che cammina nelle nostre strade ed entra nelle nostre case. Gli stranieri residenti a Empoli al primo gennaio del 2021 erano 7.890, vale a dire il 16,2 per cento della popolazione residente. Ne sono arrivati di nuovi e per molti di loro, bisogna sottolinearlo, questo sarà il primo Natale da profughi. Stando ai dati ufficiali, 302 sono a Empoli le donne georgiane, 73 le ucraine, 33 le moldave e 26 le russe. A Castelfiorentino rispettivamente 33, 14, 11 e 4, con le loro domande, le loro angosce, le loro speranze. Non tutte fanno le badanti, ma molte sì. Sì, sono in larghissima parte donne.
Spesso sono accanto ai nostri anziani e non di rado ai nostri bambini e col tempo entrano nel nostro vissuto fino a condividere affettivamente la vita di tanti lungo quella frattura, ma anche opportunità, segnata dall’emigrazione. Alessandro Niero, docente di letteratura russa, traduttore e autore, ha composto una lunga poesia illustrata da Elena Miele, per raccontare ai bambini chi è una badante, come vive, cosa fa con noi, in colloquio in versi, assonanze e rime tra un nipote e un nonno. ‘Olga, una badante per amica’, edito da Valigie Rosse, coglie nel segno. Niero guarda con simpatia a questo innesto affettivo e alla ricchezza di storia che ogni essere umano porta con sé. Avendo "clandestinizzato" per ragioni parapolitiche la vita degli altri si diventa come ciechi, si rifiuta il nome e la vita degli altri, soprattutto delle altre, nel caso raccontato da Niero. Ma quando la prospettiva si ribalta, emerge una ricchezza di sentimenti che diventa quello che Papa Francesco chiama "protagonista" nell’incontro vero tra le persone: l’abbraccio. Qui è l’abbraccio tra nonni, figli e nipoti e, in un certo senso, nuovi parenti.
Michele Brancale