Crisi moda toscana, rallentano assunzioni e aumenta la cassa integrazione

La nota congiunturale Irpet: “Nel 2023 il sistema moda fiorentino ha fatto molto peggio rispetto al resto d'Italia”

Moda, pelletteria e calzature in sofferenza

Moda, pelletteria e calzature in sofferenza

Firenze, 11 marzo 2024 – La Toscana soffre di più di altre regioni,  penalizzata dall'andamento del settore moda. A sancirlo anche Irpet, che nella nota congiunturale sul comparto evidenzia come il 2023 sia stato un anno nettamente negativo. Sull'export spicca il -21% delle calzature del distretto fiorentino e il -10% delle pelli prodotte nel pisano. Il sistema moda fiorentino, tra l'altro, ha fatto molto peggio, rileva Irpet, rispetto al resto d'Italia e in tutte le linee produttive: dall’abbigliamento (-8% vs. +5%), alle calzature (-21% vs. +8%), ai prodotti in pelle (-5% vs. +5%).

La fascia del lusso sembra dunque aver sofferto di più nel settore per ragioni congiunturali legate all'inflazione e alla situazione geopolitica, ma non solo. «Un elemento di fondamentale importanza - si legge nella nota di Irpet - riguarda le relazioni di filiera, da monte a valle, tendenzialmente governate in modo pressoché unilaterale dalle decisioni dei committenti, ossia gli influenti gruppi imprenditoriali multinazionali e multiprodotto. Come noto, i beni del settore moda sono caratterizzati da produzioni tradizionali a basso contenuto tecnologico, che risentono della competizione internazionale e della conseguente pressione sui prezzi esercitata dalle grandi firme sugli attori della filiera che producono materie prime e semilavorati». «Il sistema produttivo toscano, dove la filiera della moda è presente nella quasi totalità delle sue componenti e nel quale questi meccanismi di funzionamento si dispiegano in modo completo, potrebbe rappresentare un laboratorio innovativo per individuare buone pratiche e relazioni virtuose. Ciò risulta auspicabile - conclude Irpet - visto il peso che queste specializzazioni esercitano sul complesso della manifattura toscana in termini di produzione di valore aggiunto ed export, ma anche di creazione di lavoro e ricchezza per il territorio».

L'andamento nei principali distretti

Nel caso della provincia di Firenze, le esportazioni di capi di abbigliamento, calzature e prodotti in pelle fanno prevalentemente capo alle principali aziende del lusso operative nell’area di Scandicci. Per questi prodotti il segno meno è diventato significativo e generalizzato a partire dal secondo trimestre 2023 e si è accentuato ulteriormente nel corso degli ultimi tre mesi dell’anno a tal punto da determinare «pesanti e negative ripercussioni su tutta la filiera che fornisce lavorazioni e prodotti intermedi alle aziende del lusso».

La conformazione della filiera della provincia di Arezzo è simile, in quanto le esportazioni sono realizzate da un sistema produttivo al servizio della grande impresa, ma il settore moda ha fatto meglio di Firenze. La provincia di Pisa si caratterizza, invece, da una parte per la predominante specializzazione nei prodotti della concia, dall’altra per un nucleo di piccole e medie aziende impegnate nella produzione di calzature. Come nel caso della provincia di Firenze, si nota anche nel pisano una contrazione delle esportazioni delle produzioni intermedie (pelli conciate), che si accentua nel corso del secondo e terzo trimestre dell’anno.

All’interno del comparto moda pratese convivono le specializzazioni del tessile e dell’abbigliamento, caratterizzato quest’ultimo dalla forte presenza del Pronto Moda cinese. Anche in questo caso la dinamica ha seguito un progressivo peggioramento nel corso dell’anno, più accentuato per i prodotti tessili, inseriti in catene del valore di più alta gamma rispetto a quelli di abbigliamento.

Meno occupati e più cassa integrazione

Rispetto alla manifattura toscana, nella moda si registra un rallentamento significativo degli avviamenti al lavoro, soprattutto a partire da settembre 2023, con il record negativo di novembre, quando ci sono stati il 32% di avviamenti in meno rispetto a novembre 2022. Parallelamente, aumenta il ricorso alla cassa integrazione. A dicembre 2023 i lavoratori in cig nei settori della pelletteria, concia e calzature pesavano il 9,2%, con un picco di 9,9% nella provincia di Firenze e di 15,3% in quella di Pisa. Fra tessile e abbigliamento, è il primo a soffrire di più (8,9% a dicembre nella provincia di Prato), rispetto alle confezioni, che sembrano non fare richiesta significativa di cassa integrazione (0,3%).