Aumento sigarette e non solo: quali prezzi salgono nel 2023. Scure dell'inflazione

A gravare di più sulle tasche delle famiglie sono le bollette di gas e luce, per le quali nel 2022 gli italiani hanno speso quasi 2.900 euro

Rincari in arrivo

Rincari in arrivo

Gli ultimi rincari sono quelli dei tabacchi. L'aumento delle sigarette è scattato il 15 febbraio, con alcune marche e si estenderanno anche alle altre nel corso di qualche settimana. Si sale di 20 centesimi al pacchetto, per un aumento medio compreso tra l'8 e il 10%, in linea con l'incremento dell'inflazione registrata nel corso del 2022.

Sono rincari che incideranno sulle tasche dei fumatori, ma in linea generale quello che ha pesato di più nel 2022 e che continuerà a incidere nel 2023, anche se in maniera probabilmente più lieve, sono i rincari dei prezzi energetici, che, a cascata, condizionano tutto il resto: aumentao i prezzi dei generi alimentari, dei prodotti per la casa, di trasporti e i servizi. Secondo la stima di Facile.it, nel 2022 gli italiani, solo per le bollette di gas e luce, hanno sostenuto una spesa che ha sfiorato i 2.900 euro, di cui 1.434 euro per l'energia elettrica e i restanti 1.459 euro per il gas. I rincari dell'energia hanno fatto galoppare l'inflazione.

Gli aumenti dei costi di gestione dei conti correnti

Perfino i costi di gestione dei conti correnti sono aumentati, con Bankitalia che ha invitato gli istituti di credito a “prestare particolare attenzione nel proporre modifiche contrattuali a sfavore dei clienti basate sull'andamento dell'inflazione”. Secondo quanto ricorda l'Unione nazionale consumatori, l'ultimo report della Banca d'Italia, relativioal 2021, registra una crescita dei costi dei conti correnti di 3,8 euro, che li porta mediamente a un costo annuo di poco meno di 95 euro. Nel 2022 le spese bancarie sono salite di un ulteriore 3,3%, partendo da un +2,3% a gennaio e chiudendo l'anno al +5,8%.

Le previsioni 2023

Qualche flebile speranza arriva dal rallentamento dei prezzi energetici, che si sta verificando a partire dall'inizio di gennaio. Ma la situazione resta preoccupante. “La leggera riduzione del tasso d'inflazione registrato a gennaio – commenta il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – non basta a decretare la fine dell'emergenza prezzi”. Se i prezzi dei beni energetici sono calati, si è invece accentuata l'inflazione per i prodotti ad alta frequenza d'acquisto, che passano dal +8,5% al +9% e gli alimentari sono ancora al +12,8%. Anche secondo gli esperti di economia europea e nazionale ci vorrà tempo per riassorbire i rincari e perché l'inflazione torni ai livelli auspicati dalla Bce, ovvero al 2% entro il 2024. Probabilmente, nemmeno tra due anni l'inflazione sarà tornata a quel livello. Il picco dell'inflazione, però, sembra ormai che sia alle spalle.

Le stime preliminari di Istat

A gennaio 2023, secondo le stime preliminari di Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo, al loro dei tabacchi, registra ancora un aumento, anche se lieve, dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, da 11,6% di dicembre 2022. Il rallentamento è dovuto soprattutto all’inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati che perdono quasi l'11% su base annua. Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione. Si accentua inoltre a gennaio la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti.