Il campo della Storia dimenticata. "Base Coltano chiama, rispondete..."

Viaggio nell’area che potrebbe ospitare il complesso militare. Fra ruderi della stazione radio, campo rom e trattori

Il nostro cronista davanti alla ex Stazione radio di Gugliemo Marconi (Foto Valtriani)

Il nostro cronista davanti alla ex Stazione radio di Gugliemo Marconi (Foto Valtriani)

Coltano (Pisa), 16 aprile 2022 - Il sole si leva impaziente sulle distese di Coltano, la natura si desta presto richiamando l’uomo alle ataviche fatiche dei campi. Il vento di fiori si mesce nella campagna a un vago aroma di mare, laddove l’eco dei trattori è più usuale del rombo delle auto. Il pugno di case che protegge il minuscolo centro si sveglia con opposta indolenza: i volontari del circolo Arci non hanno ancora alzato le serrande a metà mattina, la chiesa è sprangata, il museo dedicato a Guglielmo Marconi deserto, le altalene cigolano nel parco nonostante restino inerti fra rigogliose margherite. Eppure, quando la vista si estende in direzione dei monti pisani, oltre una tavolozza verde fieno e giallo colza, la zona industriale di Pisa e i riflessi della città sembrano avanzare a divorare tutto. Coltano si scopre come un luogo sospeso, una terra di contrasti: si ama o si odia. Forse è possibile entrambe le cose.

Il nostro cronista davanti alla ex Stazione radio di Gugliemo Marconi (Foto Valtriani)
Il nostro cronista davanti alla ex Stazione radio di Gugliemo Marconi (Foto Valtriani)

E’ questa l’area prescelta dal Governo per realizzare una nuova base per l’Arma dei carabinieri: 729mila metri quadrati al centro di questa antica palude delimitata da un lato dall’Aurelia e dall’autostrada A12 che conduce a Livorno. Una struttura da 600 posti di lavoro che divide politica e comunità. Paradiso o luogo abbandonato? Oggi sono quattrocento le anime che risiedono in zona "in un paese – raccontano gli anziani – che, fino agli anni ’70, vantava il triplo degli abitanti: una scuola, il cinema, l’ufficio Postale e tanti bambini che giocavano a palla in strada. Eppure, è ancora un posto straordinario e unico".

Ma è qui che l’immagine della frazione immacolata all’estremo sud del parco regionale di San Rossore, pian piano si infrange. Le elementari oggi sono transennate, l’antica Villa Medicea è aperta solo in parte, le stalle del Buontalenti giacciono in desolante disuso. Parzialmente crollata è pure la prima Regia Stazione radiografica voluta dal padre della modernità, Guglielmo Marconi. Il Qr code da inquadrare con il cellulare sul pannello turistico stride coi mattoni franati. E’ proprio allora che imbocchiamo la strada sterrata che ci conduce verso l’ex base Nato: un rosario di buche e polvere in direzione di ciò che dovrebbe rappresentare il cuore della futura base dei carabinieri. Oggi è solo un pugno di cemento dimenticato e sporco. L’aria qui è acre, impregnata di fumo: qualcuno sta bruciando chissà cosa. Le strutture di un grigio indefinito si ergono circondate da una rete metallica a tratti bucata, sormontata da un inquietante filo spinato. Sul terreno resta traccia di escrementi di pecora. Rifiuti abbandonati sul ciglio della carreggiata non celano attività notturne tanto antiche quanto poco lecite. "No a nuove strutture militari – grida il picchetto dell’Assemblea contro la guerra di Pisa fuori dal cancello aperto –. Spendiamo i soldi del Pnrr per le scuole, non per le caserme".

Percorrendo a ritroso il tratto verso la Villa Medicea, Coltano torna un paradiso. Lungo i corsi d’acqua si abbevera un barbagianni e un fagiano si ciba lungo la strada. Abbassando il finestrino si ode il richiamo del mucco pisano che accompagna i passi silenziosi del resto della mandria. "Coltano non può ospitare una base militare – racconta emozionato Amid Al Darabkeh, volontario della pro loco –. Questo luogo magico dovrebbe essere la patria del turismo naturale e culturale". "Macché – alza le spalle Bruno Bani, nato e vissuto qui –, il paese è ormai morto. Servono posti di lavoro. La vicina base di Camp Darby ci ha dato da mangiare per anni, sarà così anche stavolta". Perfino la comunità rom, che vive isolata dal centro, accetta la base: "Sì, sarà un bene per tutti", risponde Errison Mahmuti accompagnandoci fra viottoli, casette e roulotte. Qui un giornalista è una rarità: i bimbi della comunità ci accolgono festosi e mostrano i cartelli colorati a pennarello contro la guerra in Ucraina. Anche questa è Coltano.