Anurag Kashyap: da Mumbai a Netflix, l'ascesa irresistibile di un outsider

Il pluripremiato regista indiano, ospite d'onore del 22/mo River to River Florence Indian Film Festival diretto da Selvaggia Velo, si racconta al Cinema La Compagnia.

Anurag Kashyap

Anurag Kashyap

Firenze, 9 dicembre 2022 - "Non mi piace essere chiuso in una scatola".  Anurag Kashyap, trent'anni di carriera alle spalle, cinquanta film da regista, sceneggiatore e produttore, e una serie targata Netflix, "Sacred  Games", che recentemente ha riscosso un successo mondiale. Considerato il Quentin Tarantino indiano, il quattro volte vincitore del Filmfare Awards - il massimo riconoscimento per il cinema in lingua hindi - è l'ospite d'onore del 22/mo River to River Florence Indian Film Festival diretto da Selvaggia Velo, dove tra sabato e domenica presenterà insieme all'attore Karan Mehta il thriller sci-fi "Dobaaraa" e la prima europea del suo ultimo film "Almost Pyaar", una storia d'amore, tabù e gioventù, con una colonna sonora irresistibile: "L'India è un paese ancora molto conservatore, ma in piena transizione - spiega il regista - Mia figlia Aaliya è un influencer, ha tantissimi followers e mi chiama sempre 'migrante', perché devo ancora salpare verso il nuovo mondo: questo film è il mio modo di mettermi in viaggio per avvicinarmi alla sua generazione".

Davanti al pubblico di giornalisti e cinefili accorsi al Cinema La Compagnia, Kashyap ricorda le tappe fondamentali della sua carriera, dagli esordi a Mumbai all'exploit su Netflix: "All'inizio ero semplicemente un outsider che cercava di inserirsi con altri giovani in un sistema controllato da poche famiglie - racconta - Nel 2012, dopo il successo negli Usa della miniserie ispirata a 'Gangs of Wasseypur', è cominciato il mio rapporto con Netflix, ed oggi anche loro hanno una sede in India". 

Non può mancare una domanda sul rapporto con il cinema italiano: "Dopo che 'Black Friday" venne censurato nel mio paese, venni invitato da Marco Muller in qualità di giurato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ho conosciuto Liliana Cavani, Paolo Sorrentino e Luciano Ligabue - ricorda - Da giovane, sono rimasto fulminato dalla visione di 'Ladri di Biciclette' di Vittorio De Sica e 'La meglio gioventù" di Marco Tullio Giordana, a cui mi sono ispirato per la struttura ad episodi di "Gangs of Wasseypur", ma non ho avuto ancora occasione di lavorare con voi: nel 2014 era in cantiere un film con Toni Servillo sul viaggio di Rossellini in India, ma la morte del produttore lasciò il progetto in stand-by". Dal gangster movie alla commedia romantica e musicale, dall'horror alle serie tv, la fluidità di generi e ispirazioni resta il cuore dell'attività di un cineasta che non vuole smettere di sorprendere: "Raccolgo temi e suggestioni anche da registi più giovani di me - conclude - Da Fatih Akin a Damien Chazelle, da Julia Ducournau a 'Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti, che considero il miglior cinecomic di sempre, non voglio essere inquadrato in un unico genere, ma percorrere sentieri sempre nuovi per raccontare il mio paese".