MICHELE MANZOTTI
Cultura e spettacoli

Barbiere di Siviglia, la rivincita di Paisiello

L'opera riproposta dall'Accademia Chigiana in forma semi-scenica al Teatro dei Rinnovati

Il Barbiere ai Rinnovati (foto Roberto Testi)

Siena, 26 luglio 2019 - Il Barbiere di Siviglia, intesa come opera, è stata una vittima della storia della musica. Non quello noto (e giustamente) di Gioachino Rossini, ma quello di Giovanni Paisiello. E' giunta fino a noi la fama della cattiva accoglienza che i fan di Paisiello riservarono al lavoro rossiniano, e forse tutto ciò ha contribuito alla scarsa curiosità che i posteri hanno dimostrato nei confronti del primo Barbiere. Niente di più errato, perché una maggiore presenza nei nostri teatri di questo lavoro aiuterebbe a comprendere come niente nasca dal niente e di come Rossini avesse sviluppato la sua arte su un soggetto già trattato in musica. A colmare la lacuna ci ha pensato l'Accademia Chigiana di Siena nel suo festival estivo al Teatro dei Rinnovati. Non con un allestimento tradizionale, ma in forma semi-scenica con la parte musicala affidata a un quartetto d'archi e a un fortepiano. Inoltre il cast era formato da cantanti giovani, in gran parte debuttanti, provenienti dalla scuola di canto di William Matteuzzi. Un esperimento che, se sviluppato in futuro, potrebbe portare a vere e proprie produzioni da parte dell'Accademia.

Ma in attesa di questo, lo spettacolo è stato godibilissimo grazie all'impegno collettivo. Il regista Cesare Scarton, che ha immaginato l'azione nella Siviglia di oggi, è riuscito a creare delle soluzioni azzeccate su una drammaturgia solo apparentemente semplice. Si pensi alla figura del servo "lo svegliato" che porta sempre un cuscino con sé o al sonno indotto a Don Bartolo durante l'aria dell'inutil precauzione fino al brindisi finale dopo il matrimonio tra Almaviva e Rosina. Il lavoro di concertazione di Angelo Michele Errico ha tenuto insieme con sicurezza tutta la partitura dove emergono momenti di grande interesse musicale come l'aria “Diamo alla noia il bando” di Figaro, “La calunnia mio signore” di Don Basilio, oltre all'intera parte di Rosina che mostra le radici dell'epoca d'oro belcantistica. Per quanto riguarda i giovani cantanti ci piace ricordare il Don Bartolo di William Hernandez, la Rosina di Fiorenza Maione il Figaro di Giacomo Nanni. E' comunque il lavoro di squadra che ha permesso una resa eccellente del lavoro, festeggiatissimo dal pubblico e che rende giustizia a una pagina poco nota della nostra storia musicale.