Ferragosto distratto per Zingaretti, lo sportello bancomat gli mangia la carta

Disavventura a Capalbio per il segretario Dem. E la candidatura al Campidoglio? "Mah io preferirei di no", risponde la moglie

Zingaretti il 14 agosto ha fatto tappa ad Orbetello per sostenere la candidatura di Giani

Zingaretti il 14 agosto ha fatto tappa ad Orbetello per sostenere la candidatura di Giani

Capalbio (Grosseto), 15 agosto 2020 - Sotto sotto c’è ciccia. Distratto dal pensiero se lo si noti di più candidandosi alla guida del Campidoglio o restandosene in disparte a respingere l’assalto alla segreteria del Nazareno, nel Ferragosto low profile del capo dem Nicola Zingaretti ci sono le piccole disavventure quotidiane.

Quelle di chi esce a far la spesa preso da mille cose e altrettanti pensieri. Con la testa un po’ svagata. Niente mojito né disk jockey on the beach. D’altra parte l’ultimo aperitivo a Milano gli era costato il contagio da Covid. In bermuda e infradito, con la moglie Cristina, Zinga si presenta (rigorosamente mascherinato) in macelleria a Capalbio scalo, reggendo la porta a chi entra dopo di lui.

Gentilezze che non passano inosservate. È un attimo però, quel momento di sorrisi e saluti prima della tempesta. Perché portafogli in mano, il segretario dem rivanga ricordi recenti, molla tutto e tutti: ha appena lasciato la carta in bocca al bancomat che nel frattempo se l’è inghiottita. Si candida o non si candida al Comune di Roma? Si schermisce la moglie Cristina, cercando di eludere le domande, mentre lui è scappato alla ricerca della tessera mangiata.

Ma poi arriva un sospiro insieme alle parole: “Mah, io preferirei di no”. Quindi si vedrà. Quel destino dipendera’ da lui (che nel frattempo è rimasto senza bancomat, le metafore della vita) ma soprattutto dall’accordo tra dem e 5 Stelle che vorrebbero riconfermare la Raggi. Certo, chi è allenato alle battaglie avvelenate del Pd non si perde d’animo per un contrattempo. Sindaco di Roma? Un bel daffare. Lo incalzano in macelleria. In questa bottega dove il tempo sembra essersi fermato a quarant’anni fa, Giuliano ha passato di mano al figlio Luca che è stato premiato miglior macellaio d’Italia. Ma qui, a Capalbio scalo, qualcuno dovrà spiegarlo anche a Salvini, non c’è nulla di radical chic. Solo vita di paese, dove ci sente un po’ in famiglia. E si assapora ancora quel gusto buono delle cose semplici e per questo straordinarie.