
La polizia postale indaga sulla vicenda
Firenze, 22 dicembre 2020 - Anche l’ Fbi ha indagato su Francesco Firano e la sua "Bitgrail", piattaforma di ’exchange’, con sede a Signa, oggetto di un clamoroso fallimento da 120 milioni di euro. A tanto, infatti, ammontava il valore dei ’Nano’, una moneta virtuale che nella banca ideata dal 34enne di Signa, veniva acquistata e scambiata tramite un’altra valuta del web, i bitcoin, che a un certo punto sparirono. Firano, che denunciò un’anomalia nel sistema, non è stato capace di fronteggiare l’ammanco e la sua società è stata dichiarata fallita dal tribunale. Dal fallimento, è nata un’inchiesta della procura, in cui il 34enne è accusato di rode informatica, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Ieri mattina all’alba, la polizia postale, che ha indagato per oltre due anni assieme alla guardia di finanza su un maxi ammanco di cryptovaluta dai vari ’portafogli’ di oltre 230mila utenti disseminati in tutto il mondo, ha notificato a Firano l’ordinanza del giudice, Gianluca Mancuso. Interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività d’impresa (Firano era l’amministratore unico della Bitgrail). Disposto anche un sequestro pari all’entità del "buco". Ma le indagini, su questa maxi truffa "unica nel suo genere", per portata e dimensione, vanno ancora avanti. Firano ha soltanto "omesso" di intervenire quando avrebbe capito che c’era una falla nello sviluppo di questa moneta, i Nano appunto, o, come sostengono gli inquirenti, avrebbe partecipato all’hackeraggio? Gli è stato sequestrato un conto a Malta, su cui aveva trasferito 230 cryptomonete Bitcoin dei suoi clienti, per un valore di un milione 700mila euro e che avrebbe cercato poi di svuotare. Il ’broker’ del web, però, non ci sta. E risponde volentieri alle nostre domande. Firano, qual è la sua ricostruzione dei fatti che le vengono contestati? "E’ la medesima fatta dal consulente Paolo Dal Checco nominato dal tribunale che ha relazionato per filo e per segno come si è svolto il furto. A causa di un controllo mancante, alcuni utenti sono riusciti a sottrarre oltre 10 milioni di Nano. Il tribunale fallimentare ha stabilito che avrei dovuto occuparmi io di questo controllo mancante, io ho invece sempre sostenuto che fosse un problema della moneta e a conferma di ciò, tutte le altre monete detenute dal mio exchange non hanno subito furti. La procura, ad oggi, che io sappia, non ha aggiunto niente di nuovo. Il consulente ha poi specificato che non ha mai detto che fossi a conoscenza del furto prima della denuncia". Tempo fa denunciò anche di aver ricevuto minacce. "Feci molte denunce in realtà. Sia per le minacce, sia per il furto in sé, dando riferimenti precisi ma credo siano finite tutte nel dimenticatoio a questo punto". Ma il ’Nano’ che fine ha fatto? "Nel dimenticatoio anche quello. Ha avuto solo un picco a dicembre 2017, poi il niente più assoluto. A conferma che anche il mercato ha capito che è totalmente inaffidabile a prescindere dal furto". Intende dire che oggi non vale niente? "Sì, nessuno investe più in questa moneta".