Liberazione, Susanna Ceccardi: "Certi partigiani commisero infamità"

Il sindaco di Cascina e commissario toscano della Lega interviene nel dibattito sul 25 aprile

Il sindaco di Cascina Susanna Ceccardi

Il sindaco di Cascina Susanna Ceccardi

Cascina (Pisa), 25 aprile 2019 - «Il processo di liberazione dal nazi-fascismo in Italia, non fu solo bandiere alle finestre, famiglie in giubilo e barrette di cioccolata dell'esercito alleato che entrava nelle città». Comincia così il post del sindaco di Cascina Susanna Ceccardi, commissaria toscana della Lega e candidata alle europee.

Quel processo, scrive Ceccardi, «comportò indicibili soprusi a danno di tante famiglie italiane perbene, vi presero parte tanti infami e violenti che rimanevano tali anche sotto una divisa da partigiano e in tanti paesi del Lazio la liberazione è ancora ricordata per gli stupri di massa perpetrati dai corpi francesi in Italia, le cosiddette marocchinate. Il processo di liberazione è fatto di tante storie vere che nei decenni sono state censurate, proprio come le foibe».

«La festa del 25 aprile - aggiunge - ci lascia un messaggio: i conflitti portano sempre ad azioni terribili, anche se commesse in nome di ideali altisonanti e giusti. I responsabili degli orrori commessi probabilmente oggi non vivono più. Proprio per questo, per raggiungere una vera serenità e pacificazione Nazionale, è giusto ricordare in questa giornata tutti gli errori di quell'orrenda guerra. Perché la Libertà deve essere necessariamente un valore condiviso, dalla Storia e dall'umanità».