Strage Georgofili. I volontari: "Intorno a noi solo rovine e dolore"

I ricordi di chi quel 26 maggio 1993 è intervenuto. "Ho visto caricare il corpicino della piccola Nadia sull’ambulanza”

Firenze, 26 maggio 2023 – «Quando ho sentito la sirena dell’ambulanza spegnersi ho capito che per la piccola Nadia Nencioni non c’era più niente da fare".

Fabio Carli, volontario della Fratellanza Militare di Firenze, non riesce a trattenere le lacrime, anche a distanza di trent’anni. La strage di via dei Georgofili ha lasciato in lui una cicatrice indelebile, latente, che ogni anno, in occasione delle commemorazione, torna a fargli male.

"Sono stato richiamato in servizio poco dopo l’attentato, perché si capì fin da subito che la situazione era di estrema gravità", continua l’uomo. E non c’è modo che i suoni, gli odori, e le immagini di quel giorno escano dalla sua memoria: "Ho visto caricare il corpicino della piccola Nadia sull’ambulanza, intorno a noi c’erano solo rovine e dolore, dovrò fare i conti con questi ricordi per tutta la mia vita", chiosa ancora.

Come lui sono molti i volontari chiamati ieri a raccolta all’Accademia dei Georgofili, in un incontro con studenti, professori, cittadini, associazioni che come loro prestarono aiuto nei soccorsi e nel recupero del materiale librario, archivistico ed artistico disperso nelle macerie. Nell’evento è stato consegnato il diploma di benemerenza ai volontari che non lo avevano ritirato nel 1996 – anno in cui l’Accademia riaprì – come simbolo per omaggiare il loro lavoro. A rimboccarsi le maniche fu anche Piero Pizzamano, che non esitò minimamente quando gli fu assegnato il compito di rimuovere le salme dei morti causati dall’esplosione.

"Assieme a un collega – spiega il volontario della Fratellanza Militare di Firenze – caricammo sulla barella prima Fabrizio Nencioni e poi Angela Fiume. Mi tremavano le mani, e continuo a pensare a quei momenti ancora oggi. Ma avrei continuato a scavare all’infinito".  

Nella sala delle Adunanze la nuvola arancio e gialla delle giacche dei volontari splende di luce propria. "Con giornate come questa – riconosce anche il presidente dell’Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini – noi vogliamo trasmettere la memoria ai giovani dando però un segnale positivo. Il volontariato che all’epoca si adoperò senza fatica è indubbiamente un segnale positivo".

L’accademico Daniele Vergari sottolinea invece l’importanza di aver finalmente consegnato il gusto riconoscimento ai volontari in quanto "l’Accademia ha un debito di riconoscenza verso queste persone". Riconoscenza che anche Alessandro Gramigni si è appuntato sulla giacca. Era al volante della prima ambulanza arrivata sul luogo dell’esplosione. Ad accoglierlo c’era un buio melmoso e un forte odore di gas: "Pensammo che il botto fosse stato causato da una fuoriuscita di gas, non capimmo subito la gravità della situazione", svela Gramigni. Con il passare delle ore e il crescere di morti e feriti si comprese però la portata storica dell’evento e la necessità di un soccorso unitario di tutti gli enti di volontariato. Una chiamata a cui rispose anche Iuri Bruschini, che all’epoca aveva solo 17 anni: "Il giorno dopo l’esplosione dissi a mia mamma che non potevo andare a scuola, presi quindi il mio giubbotto colorato e mi fiondai a dare una mano", racconta l’uomo.

Uno sforzo commovente, che raccoglie un applauso da tutte le figure istituzionali presenti all’Accademia, compreso Franco Gabrielli, che all’epoca dei fatti era responsabile della sezione antiterrorismo della Digos di Firenze. «Sessantasette anni fa fu coniato il termine Angeli del fango – spiega Gabrielli – per quell’atto di generosità che mosse giovani ragazzi e ragazze in soccorso dopo l’alluvione. Ma c’è un gran numero di persone che presta il proprio servizio ogni giorno, e il volontariato organizzato dà un aiuto fondamentale alla vita del Paese. L’iniziativa di oggi è pertanto importante per il doveroso riconoscimento che dobbiamo ai volontari. Sempre".

Giornata storica anche per Valdo Spini, ex ministro dell’Ambiente e georgofilo: "Uno stato colpito riuscì a dare risposta con i processi e gli ergastoli, ma questo non sarebbe stato possibile senza il volontariato. La società civile si è mobilitata per fare risposta alla vile barbarie mafiosa. Ricevere un riconoscimento oggi serve anche per trasmettere la memoria del volontariato ai propri figli e celebrare la coscienza civile del nostro paese. La memoria fa si che la vita sconfigga la morte".