MANUELA PLASTINA
Cronaca

Sostenibilità: il giornalismo come motore di cambiamento

Il nuovo libro di Raffaele Capparelli esplora il ruolo dell'informazione nella costruzione di una coscienza collettiva sulle sfide ambientali e sociali. La presentazione il 20 dicembre alle Murate a Firenze

Il giornalista Raffaele Capparelli, autore del libro “Come si racconta la sostenibilità"

Il giornalista Raffaele Capparelli, autore del libro “Come si racconta la sostenibilità"

Firenze, 11 dicembre - Esiste un’informazione sostenibile, un modo di fare comunicazione che crea una coscienza collettiva e guida il cambiamento di fronte alle sfide ambientali e sociali? Che ruolo hanno i giornalisti nel parlare di sostenibilità? E quanto ancora è sostenibile il giornalismo?

Sono quesiti al centro del nuovo “Quaderno della formazione” (collana diretta da Michele Taddei) edito da Pacini Editore e scritto da Raffaele Capparelli, giornalista e consigliere della Fondazione ODG della Toscana. Il libro “Come si racconta la sostenibilità. Il percorso del giornalismo verso un’informazione sostenibile” riunisce le voci di diversi professionisti che lavorano in ambiti “sostenibili”. Sarà presentato per la prima volta a Firenze venerdì 20 dicembre alle ore 17,30 al Caffè Letterario delle Murate. Nell’occasione saranno presentati anche gli altri nuovi volumi della collana: “Il giornalista pubblico” di Michele Taddei e “Storia delle regole del calcio” di Antonio Scuglia. Interverrà anche il presidente di Odg Toscana Giampaolo Marchini con i membri del consiglio dell’Ordine.

Capparelli, da cosa nasce questo volume?

“Da un percorso di formazione sviluppato dalla Fondazione OdG Toscana nel 2023. In sei giornate a Peccioli da maggio a novembre abbiamo dialogato e informato i colleghi giornalisti sul corretto modo di narrare la sostenibilità nel “Borgo dei Borghi 2024”, al Palazzo Senza Tempo e alla discarica del Triangolo Verde, luoghi simbolo di questo tema con uno sguardo continuo al presente e al futuro”.

In che modo i giornalisti possono integrare tematiche ambientali e di sostenibilità nella loro professione?

“Troppo spesso vengono utilizzati termini non corretti e fuorvianti; a volte non si conosce in maniera approfondita un determinato argomento, altre se ne parla per sentito dire e a sproposito. Da queste giornate è scaturita la consapevolezza dell'importanza cruciale che il giornalismo riveste nel dibattito sulla sostenibilità e di come il dialogo con gli esperti del settore possa essere un ausilio per far comprendere determinati argomenti al lettore e alla cittadinanza”.

Quale responsabilità ha questa professione nel sensibilizzare il pubblico sui temi ambientali e sociali?

“Determinante: sul dibattito legato all’ambiente e a tutte le tematiche ESG (ambiente, sociale e governance), la formazione di un’opinione pubblica attenta a questi argomenti passa indissolubilmente da una corretta narrazione; i giornalisti diventano un filtro alla marea di informazioni a volte confusionarie, troppo spesso fake news e disinformazione, che allontanano il cittadino da una corretta e consapevole visione delle questioni legata alla sostenibilità. Tra queste, per esempio, il pensare che parli solo di ambiente”.

Il suo non è un manuale, ma un “invito all’azione”. Qual è il messaggio che vuole trasmettere a chi legge il suo libro?

“Che il giornalismo può e deve svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di un futuro più sostenibile. Questo libro si propone come un punto di partenza per una riflessione collettiva sulla professione giornalistica e per stimolare un cambiamento culturale all'interno del mondo dell'informazione”.

Nel libro infatti parla di una nuova sfida: quella del “giornalismo sostenibile”.

“Intervistando esperti del mondo della sostenibilità, ci siamo chiesti quanto sia sostenibile oggi la nostra professione. Non parliamo più di “giornalismo”, ma di “giornalismi”, puntando il focus sulla trasformazione e sull’evoluzione di un mondo che sta cambiando e sta accelerando il proprio mutamento. Cosa possiamo fare, quali correttivi apporre, quali azioni attivare da parte nostra, per rendere sostenibile “a valere nel tempo” quella che continuo ancora a considerare “la professione più bella del mondo”?”