Sanremo, quando Viareggio se lo fece scappare: “Che importanza ha questo Festival?”

Le prime due rassegne nella città del Carnevale: una nel ’48, l’altra l’anno dopo. Ma Pier Busseti cercava un rilancio per la Riviera ligure e nel 1951 sferrò il colpo

Pier Busseti

Pier Busseti

Viareggio, 31 gennaio 2024 - Arriva l’appuntamento di Sanremo che per una settimana monopolizza l’attenzione dell’intero Paese e a Viareggio ogni anno si apre il libro dei ricordi e delle recriminazioni. Perché il Festival della canzone nacque proprio nella città del Carnevale nel Dopoguerra e colpevolmente Viareggio se lo fece scappare. L’hanno definita umana miopia quella del marchese Bottini direttore dell’Azienda per il Turismo di Viareggio. Perché il nobile fu irremovibile nel dire no, in un piovoso fine inverno del 1950, a quella rassegna per due edizioni (‘48 e ’49) aveva fatto registrare un gran successo.

"Che importanza ha questo Festival? Chi sono questi pazzi che cantano? Non bastano le canzoni del Carnevale? La Capannina se vuole potrà ospitare una bella mostra di cani o l’annuale festa dei turisti svizzeri".

Alberto Sargentini, il presidente del Comitato festeggiamenti che organizzava Carnevale e non solo, cercò in tutti i modi di mantenere a Viareggio il Festival che si teneva in estate. Ma senza quelle 50mila lire di finanziamento pubblico era impossibile per Sergio Bernardini (una delle sue prime geniali intuizioni) e Aldo Valleroni sobbarcarsi i costi. Nel pieno della polemica per la rinuncia scellerata, arriva a Viareggio Pier Busseti, factotum del Casinò di Sanremo. Era alla ricerca di idee per vivacizzare la vita rivierasca nel Ponente. Lanciò l’idea di portare il Festival in Liguria e nessuno si oppose in modo concreto. Busseti aveva avuto il placet della Rai che per la verità aveva sostenuto anche le due edizioni viareggine. Il format del Festival di Bernardini e Valleroni era quello di una ribalta di brani inediti tipo hit balneari. Nel Dopoguerra c’erano problemi logistici da superare, come i continui sbalzi di tensione elettrica. Così Sargentini coinvolse il comandante di Camp Derby a Tirrenia, generale Frank Walters, e gli americani fornirono i necessari accumulatori. Le sedie per gli spettatori vennero recuperate nelle sale parrocchiali cittadine. La sera del 25 agosto 1948 il Festival della Canzone Italiana ebbe il suo battesimo in una Capannina strapiena. Alla sua realizzazione parteciparono anche Ruggero Righini, Aldo Angelici, Silvio Da Rovere e Giancarlo Fusco. L’orchestra era diretta da Francesco Ferrari, presentava la serata Amerigo Gomez, radiocronista dell’epoca. Dieci i motivi in gara e vinse “Serenata al primo amore“, motivo melodico di Piero Moschini. Tra gli interpreti Brenda Gjoi, Narciso Parigi e Silvano Lalli.

La Capannina di Viareggio era diventata il cuore della musica italiana perché l’idea del Festival in diretta alla radio nazionale aveva fatto centro. Grandissimo fu l’interesse per la seconda edizione nel 1949, ancora il 25 agosto. Vinse “Il topo di campagna”, un samba scritto da Aldo Valleroni e interpretato da Gastone Parigi giovane cantante e trombettista dell’Orchestra Gabbiani. Sembrava l’inizio di un cammino luminoso ma era in agguato l’inverno del 1950 e nonostante la difesa appassionata di Sargentini l’Azienda Autonoma non arretrò. L’avventura era finita come il sogno di fare di Viareggio quello che oggi e Sanremo. Una città diventata famosa in tutto il mondo grazie al suo Festival che scattò il 29 gennaio 1951. E grazie, purtroppo, alle scelte sbagliate di chi non vide al di là del proprio naso.