"Stressato dal naufragio della Concordia". Il tribunale condanna la Costa a risarcirlo

Dieci anni dopo la tragica collisione all’isola del Giglio, un passeggero riceverà 77mila euro "per i danni da choc post-traumatico"

Il naufragio della Costa Concordia

Il naufragio della Costa Concordia

Isola del Giglio (Grosseto), 28 dicembre 2021 - "Danno da stress post-traumatico". E’ questa la motivazione della sentenza del Tribunale di Genova (giudice Paolo Gibelli) che ha accolto le tesi di Ernesto Carusotti, 81 anni, assistito dagli avvocati del Codacons, passeggero della Costa Concordia insieme alla moglie Paola Falconi.

Sono state riconosciute le responsabilità di Costa Crociere, dunque anche il danno subìto dal naufrago a causa del tragico incidente nel quale fu coinvolto nella notte del 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio che costò la vita a 32 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Costa Crociere dovrà risarcire 92.700 euro per danno "patrimoniale e non" subito dall’uomo. "La responsabilità che interessa in questa sede è quella per le lesioni lamentate dall’attore, ovvero il disturbo post traumatico da stress – si legge nella sentenza – e il danno da esperienza stressante. Nel caso, eventuali colpe in fase di salvataggio dal naufragio non eliminano la responsabilità di chi risponda del naufragio stesso". Secondo il giudice, infatti, Carusotti "avrebbe potuto evitare il trauma scendendo regolarmente a mare con la prima scialuppa, l’esperienza stressante sarebbe stata di certo almeno molto minore e forse il danno biologico non vi sarebbe stato. Ma tutto ciò che accadde in concreto a Carusotti dipese anche dal naufragio, che è fatto di reato di cui Costa risponde".

Carusotti raccontò, durante la deposizione durante il processo che si svolse a Grosseto quei terribili momenti del naufragio, mentre la nave stava per ribaltarsi su un fianco. "C’era chi voleva buttarsi in mare - fu la sua drammatica testimonianza in aula -. Eravamo terrorizzati. La nave era inclinata e la scialuppa non riusciva a scendere. Non c’era nessuno che ci dava una mano, il personale non si vedeva ed era buio".

La moglie addirittura raccontò di essere stata l’ultima, di corsa, a passare da sinistra a destra della nave "prima che si creasse quel maledetto pozzo". Esperienze terribili che hanno creato uno stress incredibile alla coppia. Come ha riconosciuto il tribunale di Genova. Il giudice ha infatti anche elencato tutte le incongruenze di quegli attimi in tutti i sistemi che erano andati in tilt.

"Il Dge avrebbe dovuto riattivarsi dopo l’urto". Ancora, "che, l’apparato, in ragione del progredire dell’inclinazione della nave, avrebbe dovuto garantire energia ai servizi essenziali per almeno una mezz’ora; che all’erogazione di emergenza non avrebbero dovuto essere agganciate utenze superflue, anzi controindicate come gli ascensori; che invece l’erogazione di corrente avrebbe dovuto azionare la pompa di sentina, rallentando almeno per un po’ il progresso dell’inclinazione".

Inoltre, dice il giudice, "che anche in difetto di corrente, un personale preparato all’emergenza avrebbe evitato il panico". Il Tribunale ligure ha condannato la compagnia di navigazione a risarcire Ernesto Carusotti con 77mila euro per i danni patrimoniale e non patrimoniale subìti a causa del naufragio e a pagare 15.692 euro di spese legali. "Si tratta di un’importantissima vittoria per il Codacons, che fin da subito aveva sostenuto le responsabilità di Costa Crociere e la totale incongruità degli indennizzi riconosciuti dalla società ai naufraghi della Concordia", dice il Codacons.