
Il commissario capo Domenico Balsamo, alla guida della sezione antirapina della squadra mobile della Questura di Firenze
Firenze, 20 luglio 2016 - SEMBRA chiudersi in modo definitivo, con l’accertamento di ulteriori responsabilità della donna che dava supporto logistico a due rapinatori, la vicenda degli assalti di banditi armati di coltelli come machete e coperti da passamontagna e caschi da moto a tre tabaccherie, nell’agosto 2015: «La Federiga» di via Pisana, a Soffiano (17 agosto, bottino 2.000 euro, 20 stecche di sigarette e gratta e vinci per altri 1.000 euro), «Il Prato» di via Il Prato (18 agosto, portato via il registratore di cassa con 5.200 euro) e il bar tabacchi di via Lunga (21 agosto), episodi che allarmarono molto.
La sezione antirapina della Mobile, guidata dal commissario capo Domenico Balsamo ha notificato a Paola Pasini, 37 anni, originaria del Mantovano, residente in via di Scandicci, un’ordinanza di custodia cautelare richiesta al giudice dal pm Massimo Lastrucci, relativa al terzo assalto in ordine di tempo, in via Lunga. Per la donna arresti domiciliari, ai quali peraltro era già confinata. Lei dunque avrebbe aiutato Francesco Di Paola Avella, 27 anni, e Francesco Luise d’Assisi, 33, originari di Castellammare di Stabia (Napoli) ma da tempo trapiantati a Mantova. L’abitazione della Pasini fungeva da base d’appoggio quando i due arrivavano per le rapine in trasferta e da nascondiglio, subito dopo, in attesa che si calmassero le acque.
I tre sono già stati giudicati dal tribunale di Firenze: per la rapina in via Lunga – la terza della serie – Di Paola Avella e Luise d’Assisi, arrestati in flagranza, sono stati condannati in I° grado con il giudizio immediato, a 4 anni di reclusione. Incriminati pure per gli episodi di via Pisana e di via Il Prato Di Paola Avella ha chiesto e ottenuto di farsi processare col rito abbreviato ed è stato condannato a 5 anni. Diversa la scelta processuale per Luise e Pasini: giudicati con rito ordinario, si sono sentiti infliggere dal giudice Magnelli 8 e 7 anni di carcere.
LA PASINI era riuscita in un primo momento a restare fuori dalle accuse. Carabinieri e polizia avevano sì ritrovato parcheggiato sotto casa sua lo scooter rubato in città dai due stabiesi e usato per i primi due colpi. Ma il sospetto non bastava. Il 21 agosto, tre giorni dopo il secondo colpo, i rapinatori erano tornati a Firenze, ma la donna ormai era ‘monitorata’ da vicino. Vennero arrestati in flagranza dai carabinieri e dalla squadra mobile. Lei aveva indicato gli obiettivi da colpire, procurato sembra le armi e appunto messa a disposizione la sua casa. Venne però scarcerata: i complici dissero che lei non c’entrava niente, che erano ‘solo’ suoi ospiti. Anche se in casa sua era stata ritrovata parte della refurtiva. Approfondimenti d’indagine e andamento del processo hanno evidenziato il contrario.
g.sp.