È morto Pietro Citati, scrittore e critico letterario

Nato a Firenze il 9 febbraio 1930, nella sua lunga riflessione ha spaziato da Omero a Proust, da Leopardi a Goethe, da Manzoni a Kafka

Pietro Citati

Pietro Citati

Firenze, 28 luglio 2022 - È morto all'età di 92 anni lo scrittore e critico letterario Pietro Citati. Il decesso nella sua casa di Roccamare, località del comune di Castiglione della Pescaia ( Grosseto) dove hanno vissuto anche Italo Calvino e Carlo Fruttero. La salma dello scrittore è sempre in Maremma e tra qualche ora partirà per Roma dove verrà officiata la funzione funebre. Citati poi riposerà a Grosseto, nel cimitero monumentale della Misericordia.

Nato a Firenze il 9 febbraio 1930, nella sua lunga riflessione ha spaziato da Omero a Proust, da Leopardi a Goethe, da Manzoni a Kafka. Nel 1984 ha vinto il premio Strega con la biografia Tolstoj. 

Di grande impegno narrativo le sue fortunate biografie, genere del quale Citati è stato senza dubbio tra i maggiori interpreti nel panorama letterario italiano: nel 1970 ha vinto il Premio Viareggio di Saggistica, con "Goethe" (Mondadori), nel 1981 il Premio Bagutta con "Vita breve di Katherine Mansfield" (Rizzoli), nel 1984 il Premio Strega con "Tolstoj" (Longanesi). E' autore anche dei saggi biografici "Manzoni" (Mondadori, 1980), "Kafka" (Rizzoli, 1987), "La colomba pugnalata. Proust e la Recherche" (Mondadori, 1995), "La morte della farfalla. Zelda e Francis Scott Fitzgerald" (Mondadori, 2006) e "Leopardi" (Mondadori, 2010). Citati è noto per aver volto al saggismo letterario le esigenze della critica militante. E il suo ideale di saggismo è diventato riscrittura di tutto ciò che può suggestionare la fantasia del critico. Così nel suoi saggi di gran successo, Citati ha rievocato temi cruciali della cultura antica e moderna, inclusa quella orientale, con particolare attenzione alla storia letteraria. 

Le sue assidue collaborazioni ai giornali (prima al "Giorno", poi al "Corriere della Sera" e infine alla "Repubblica") sono testimonianza esemplare del suo stile di saggismo letterario, un modello di accostamento mimetico al testo - sulle orme di Sainte-Beuve - capace di ricreare i valori poetici dell'autore analizzato. ​ Tra le altre monografie e raccolte di saggi di largo successo di Citati figurano: "Il tè del cappellaio matto" (Mondadori 1972); "Immagini di Alessandro Manzoni" (Mondadori 1973; poi "Manzoni", 1980; con il titolo "La collina di Brusuglio2, Oscar Mondadori 1997); "Alessandro" (Rizzoli 1974; edizione ampliata con il titolo "Alessandro Magno", 1985; Adelphi 2004); "La primavera di Cosroe" (Rizzoli 1977; Adelphi 2006); "Il velo nero" (Rizzoli, 1979); "Il migliore dei mondi impossibili" (Rizzoli 1982); "Il sogno della camera rossa" (Rizzoli 1986); "Ritratti di donne" (Rizzoli 1992); "Il Male assoluto. Nel cuore del romanzo dell'Ottocento" (Mondadori 2000); "La mente colorata. Ulisse e l'Odissea" (Mondadori, 2002; Adelphi, 2018); "Israele e l'Islam. Le scintille di Dio" (Mondadori 2003); "La civiltà letteraria europea da Omero a Nabokov" (Mondadori 2005); "La malattia dell'infinito. La letteratura del Novecento" (Mondadori, 2008); "Elogio del pomodoro" (Mondadori, 2011); "Don Chiosciotte" (2013); "Il silenzio e l'abisso" (2018).​ Unendo documentazione e invenzione romanzesca ha narrato anche vicende e storiche ("La caduta del Messico", Rizzoli, 1992), ha ripercorso i miti sulla storia del mondo ("La luce della notte. I grandi miti nella storia del mondo", Mondadori, 1996) e indagato quelli moderni ("L'armonia del mondo. Miti d'oggi", Rizzoli 1998) e antropologici ("Sogni antichi e moderni", Mondadori 2016). Tra i suoi libri più recenti "I Vangeli" (Mondadori, 2014), in cui Citati cerca di cogliere la novità, il respiro profondo della rivelazione cristiana.