Le novelle di una volta per combattere l'Alzheimer

Monia Vergioli, infermiera con la passione per la scrittura, ha trascritto le fiabe sotto dettatura della madre per aiutarla ad allenare la memoria

Monia Vergioli con il suo libro

Monia Vergioli con il suo libro

Firenze, 12 marzo 2022 - La scrittura come strumento per non dimenticare se stessi e la propria storia. Come chiave per tenere in vita la memoria delle generazioni passate, ma anche per combattere una malattia insidiosa come l’Alzheimer.

Poggia su questa idea il progetto di Monia Vergioli, residente a Lastra a Signa, infermiera al reparto di oncologia dell’ospedale di Santa Maria Annunziata, con la passione per la scrittura. Un amore che si è tradotto in un libro intitolato “Mamma, mi racconti una novella?” pubblicato dalla casa editrice Porto Seguro e utilizzato oggi in vari laboratori e caffè Alzheimer.

Domani, sabato 12 marzo, verrà presentato oggi (ore 17) al Circolo ricreativo e culturale Antella (via Pulicciano 53) alla presenza dell’autrice, della psicologa Elena Poli coordinatrice dell’Atelier Alzheimer della cooperativa sociale Nomos, di Francesca Ciaranfi della biblioteca comunale di Bagno a Ripoli e dell’attore Daniele Torrini, fondatore del Teatro dell’Inutile. Introdurrà l’incontro l’insegnante e scrittore Paolo Scopetani. Altre presentazioni sono in programma il 26 marzo alla sala delle Baleari a Pisa e alla fiera del libro per ragazzi “Lucca Bimbi” il 7 e 8 maggio.

«Ho iniziato a trascrivere le novelle sotto dettatura di mia mamma circa 15 anni fa – racconta Monia - quando entrambe le raccontavamo ancora in casa: io ai miei figli e lei ai nipoti. Poi, mia mamma ha iniziato a manifestare, con la vecchiaia e la malattia di mio padre, alcuni deficit cognitivi. Così, riprendere in mano quelle fiabe è stato un modo per farle allenare la memoria che stava piano piano svanendo. Mi ci sono voluti comunque un paio d’anni per metterle tutte insieme per mancanza di tempo». Alla fine ne è nato un libro che Monia ha fatto stampare da un tipografo per regalarlo alla madre, Marina.

Poi l’incontro con Fabiana Aurilio, ex compagna di classe e oggi maestra elementare. «Mi ha pregato di provare a pubblicare la raccolta e così ho fatto – racconta Monia - rivolgendomi a una casa editrice, con l’idea che questo passaggio avrebbe potuto aprirmi più porte di una semplice auto-pubblicazione».

Da allora il libro viene letto non solo dalla mamma di Monia, ma in vari centri Alzheimer toscani, oltre che di fronte a bambini di ogni età. «Le storie che racconto nel libro sono in parte conosciute, come quelle di Petuzzo o Bisognino – spiega Monia – mentre in altri casi somigliano a favole più famose come l’Uccelin Verderiò. Fanno comunque tutte parte di una tradizione orale e si legano alla quotidianità contadina degli anni Trenta e Quaranta. Oggi mia mamma le legge oppure le ascolta tutte le sere e questo beneficio è stato esteso agli ospiti del centro Atelier Alzheimer gestito dalla cooperativa Nomos».

Un modo per allenare la memoria insomma, ma anche per non dimenticare una tradizione orale che altrimenti rischierebbe di andare perduta.