REDAZIONE CRONACA

“No alla pesca a strappo”: le guardie del Wwf a difesa della fauna ittica

“E’ una pratica vietata e dannosa, che viene praticata nell’Arno ed in particolare in località Bassa, nel circondario dell’Empolese Val d’Elsa e a Cerreto Guidi”, l’allarme della coordinatrice regionale delle guardie volontarie per la Toscana, Valentina Serandrei, e del delegato regionale Wwf , Guido Scoccianti

Pesce ferito da pesca a strappo

Pesce ferito da pesca a strappo

Firenze, 4 agosto 2025 – Una tecnica illegale e crudele, che va contrastata. E’ quanto affermano Valentina Serandrei, coordinatrice regionale delle guardie volontarie Wwf per la Toscana, e il delegato regionale Wwf, Guido Scoccianti, a proposito della pesca a strappo, esercitata anche in Toscana, in particolare nell’Arno, soprattutto nell’Empolese Valdelsa.

«L'espressione ‘a strappo’ – spiegano – si riferisce ad esercitare delle manovre atte a prendere all’amo (allamare) il pesce in qualsiasi parte del corpo, tramite l’utilizzo di ancorette che penetrando nella carne del pesce, permettono la loro cattura senza che abbiano abboccato l’esca». «La maggior parte dei pesci feriti riescono comunque a sfuggire, ma -sottolineano – moriranno in seguito per le ferite provocate dalle ancorette allo strappo e alla lacerazione della carne».

«Abbiamo accertato che questa tecnica antisportiva viene esercitata anche nell’Arno ed in particolare in località Bassa, nell’Unione dei Comuni del circondario dell’Empolese Val d’Elsa, nel Comune di Cerreto Guidi, dove esiste uno sbarramento che costringe i cefali in risalita dal mare a fermarsi in numero esorbitante. Di questa situazione approfittano alcuni soggetti sia italiani che appartenenti alla comunità rumena, per esercitare questa pratica barbara, compiendo delle vere e proprie stragi a danno della fauna ittica di qualsiasi specie», proseguono i due rappresentanti dell’associazione di tutela dell’ambiente e degli animali.

«Tanti sono i cefali che rimangono vittime di questa tecnica illegale e crudele perché strisciati in un occhio, nell’addome o in altra parte del corpo. Ci teniamo a far presente – sottolineano – che studi scientifici hanno dimostrato che i pesci possiedono ricettori del dolore che elaborano segnali di stress e di dolore che trasmettono al cervello e per questo, come tutti gli esseri viventi, possono provano dolore e sofferenza, sia fisica che emotiva. Parliamo dunque di una sofferenza silenziosa ma tangibile, che purtroppo ancora oggi viene ignorata».

«Come guardie giurate volontarie Wwf Italia – concludono – insieme ad altri corpi di polizia, ci stiamo impegnando per contrastare questa pratica, incrementando le attività di vigilanza e controllo nelle zone maggiormente colpite da questo fenomeno e incentivando i cittadini e pescatori locali a segnalare alle autorità competenti situazioni di pesca illegale e bracconaggio ittico in maniera tale da intervenire tempestivamente».