Due neonati operati per la stessa cardiopatia: “Così li abbiamo salvati. Ora avranno una vita normale”

Maratona di sette ore in sala operatoria per i figli di due coppie: una massese e una di Prato. Patologia incompatibile con la vita fuori dal pancione: invertite l’aorta e l’arteria polmonare

Le mamme con i neonati operati in braccio con il cardiochirurgo Vitali Pak e parte dell’équipe di operatori in sala

Le mamme con i neonati operati in braccio con il cardiochirurgo Vitali Pak e parte dell’équipe di operatori in sala

Massa, 26 marzo 2024 – “E’ stata durissima”. Ma alla fine vince il sorriso. Quello con cui le due mamme guardano i neonati che tengono in braccio. I loro cucciolotti. Un maschio e una femmina, nati nello stesso giorno da due coppie di genitori massese e pratese, il 15 febbraio scorso, con una cardiopatia diagnosticata con ecografia quando erano poco più che fagiolini. La placenta ha permesso loro una corretta ossigenazione e dunque la normale crescita dentro il pancione.

Sono stati operati all’Ospedale del Cuore Monasterio a Massa, a distanza di un giorno uno dall’altro: il maschio il 20 febbraio scorso, la femmina il 21. Un intervento delicatissimo per la trasposizione delle grandi arterie, ovvero la patologia che vede l’origine invertita di aorta e arteria polmonare: la prima nasce dal ventricolo destro e la seconda dal ventricolo sinistro, al contrario della normale configurazione del cuore. Una condizione incompatibile con la vita, in quanto non permette un’adeguata ossigenazione del sangue, come spiega Elisa Barberi, l’anestesista che in équipe di sala ha seguito il delicato intervento su piccolissimi vasi (di pochi millimetri) durato per ciascuno sette ore. I piccoli devono essere operati entro una settimana dalla nascita.

L’incidenza della trasposizione dei grossi vasi è la più frequente tra le cardiopatie congenite e colpisce tra i 20 e i 30 bambini ogni 100.000 nati. Dipende da molti fattori di cui non è ancora precisamente nota la causa, molto probabilmente non di origine genetica.

Entrambi sono stati operati da Vitali Pak, direttore della cardiochirurgia pediatrica della Fondazione Monasterio. E nella complessità della contemporaneità di due emergenze neonatali, entrambi hanno presentato un’ulteriore complicanza che ha impegnato il team in sala operatoria. L’intervento cardiochirurgico neonatale è di per sé complesso per le dimensioni del cuore e dei vasi: a cuore fermo e in circolazione extracorporea, che garantisce la corretta ossigenazione, è stata effettuata la cosiddetta ’switch operation’, ovvero l’inversione della nascita delle due arterie. Inoltre entrambi, dicevamo, avevano associata un’anomalia coronarica: anche le coronarie non nascevano nella consueta posizione per cui sono state reimpiantate.

Tutto è andato per il meglio. Il decorso operatorio è stato particolarmente brillante: il 23 febbraio sono stati estubati e svegliati. Il cuore ha ripreso regolarmente a battere. Il 26 sono entrati nello stesso reparto. La bambina e il bambino avranno una vita normale. La correzione anatomica ottenuta è definitiva.

“Gli interventi – spiega il cardiochirurgo Pak – sono stati molto impegnativi, soprattutto per ledimensioni ridotte delle arterie, ma l’esito è stato positivo e tutti e due i bambini potranno condurre una vita normale. Un risultato raggiunto grazie a uno straordinario lavoro di équipe di medici e infermieri pediatrici, dentro e fuori dalla sala operatoria".

"E’ stata durissima – confidano le mamme prima della dimissione, ringraziando tutti – ma l’ottimismo non ci ha mai abbandonato, né la fiducia in tutto il personale. Siamo state seguite e accompagnate dalla gravidanza al parto, fino all’intervento. Ci siamo sentite protette e abbiamo capito che i piccoli erano nel miglior posto possibile".