LUIGI CAROPPO
Cronaca

Svolta Multiutility: “La Borsa non diventi un referendum politico. Sì azionariato diffuso”

Il sindaco di Scandicci Fallani guida il patto di 20 Comuni: “La nuova holding sia laica, inclusiva e aggreghi tutta la Toscana. Abbiamo sventato il rischio di essere ‘colonizzati’ da altri soggetti”

Il sindaco di Scandicci Sandro Fallani

Il sindaco di Scandicci Sandro Fallani

Firenze, 5 ottobre 2023 – Sandro Fallani, sindaco di Scandicci, maxi Comune alle porte di Firenze, è il capofila del patto di sindacato di venti Comuni della Toscana centrale (Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Dicomano, Scarperia e San Piero, Vicchio, Figline e Incisa Valdarno, Rignano Sull’Arno, Terranuova Bracciolini, Scandicci appunto, Lastra a Signa, Signa, Pelago, Pontassieve, Rufina, Reggello, Barberino -Tavarnelle Val di Pesa, Greve in Chianti, San Casciano Val di Pesa) che credono nell'efficacia dell'operazione Multiutility.

Fallani, lei ha messo l'adesione al colosso dei servizi pubblici anche nel suo programma di mandato da primo cittadino. Perché crede che la nuova holding abbia tutte le potenzialità per essere vincente?

“Perché i sindaci che hanno dato vita a questo percorso hanno colto l’occasione storica per superare i mille campanili della Toscana, per costruire un sistema pubblico moderno e competitivo a guida locale che nella vita reale dei cittadini (acqua, energia e rifiuti) possa dare servizi migliori e tariffe più basse. Siamo in gran parte sindaci del Pd a cui va il merito generazionale di aver colmato il ritardo rispetto al centro nord, ed aver sventato il rischio di essere ‘colonizzati’ da altri soggetti”.

Si è parlato tanto, e forse anche troppo, nelle ultime settimane di un aspetto di questa grande operazione: la quotazione in Borsa. Detto che questo aspetto è di fatto congelato fino al voto amministrativo '24, lei che ne pensa di questa possibilità per avere in mano investimenti adeguati a far crescere la Multiutility?

“Su questo c’è piena sintonia col segretario regionale Fossi, con lui ci siamo sentiti lunedì e ci vedremo come patto di sindacato dell’area fiorentina (20 comuni e 11% della proprietà) a brevissimo. La multiutility non si riconduce a un referendum ideologico sulla quotazione o meno, ad oggi il percorso di costruzione della holding deve essere completato e ancora la decisione non è in agenda. Abbiamo chiesto ad Alia di presentare un piano degli investimenti diversificato a seconda dell’origine del finanziamento, questo permetterà una riflessione più matura e concreta”.

Quindi anche lei è d'accordo con l'ad di Alia, Irace: non ci devono essere pregiudiziali verso il ricorso in Borsa, basta col tabù ideologico.

“L’unica ‘ideologia’ che guida noi sindaci sono i nostri cittadini, che sono assai più interessati al miglioramento dei servizi e alla diminuzione delle tariffe, che sono gli scopi principali che ci hanno spinto ad aggregarci. Questo ci fa guardare con sguardo trasparente a tutti i possibili mezzi di finanziamento dell’azienda, compreso la borsa”.

La Cgil pone la questione diversamente. Dice no alla Borsa e mette sul tavolo diverse opzioni per disporre di capitali da investire. Il sindacato è radicalmente ancorato a vecchi retaggi? Deve avere meno timore visto che la maggioranza della holding resterà sempre in mano pubblica?

“Su questo tutti noi siamo concordi: la maggioranza pubblica è e sarà un’invariante dell’azienda. Abbiamo superato mille ostacoli, intrapreso un percorso complicato, lungo e incerto, proprio perché le nostre comunità siano protagoniste in Toscana”.

Tra le possibilità c'è anche l'azionariato popolare. Che ne pensa? Praticabile? Con quali soggetti chiamati in causa? Sarebbe un'ulteriore garanzia?

“Un’idea fantastica e una grande sfida. Parte rilevante della quota proprietaria deve essere in mano ai cittadini dei nostri territori. Questo servirà a tre scopi: irrobustire la parte pubblica della Multiutility, dove si aggiungono a quelle dei comuni le quote detenute dai cittadini, far sentire protagonisti i cittadini stessi che devono rivendicare con orgoglio l’appartenenza a un sistema di gestione dei servizi pubblici locali di marca toscana, in ultimo il miglioramento e l’attenzione rispetto alle aziende pubbliche che, sorrette anche dal basso, potranno poi recitare ruoli da protagoniste anche fuori dai nostri confini. Penso al coinvolgimento del nostro sistema del credito, in particolare quello cooperativo, e anche all’esperienza del credito delle cooperative di consumo; due soggetti a fortissimo radicamento e identità locale; potrebbero sia entrare in società insieme ai cittadini, costituendo una o più fondazioni, sia essere soggetti garanti dell’azionariato popolare. Sarebbe un salto di qualità pazzesco e innovativo sia per la multiutility, sia per la Toscana stessa”.

In questo processo di nascita della Multiutility i sindaci del Pd sono stati protagonisti assoluti.

“Sì, un partito fatto di amministratori seri, responsabili, innamorati delle loro comunità, anche critici, segno di intelligenza e voglia di fare, che sono riusciti ad andare oltre se stessi e mettersi insieme nel presupposto di migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. Un percorso che non dà consenso immediato, che è anche difficile da capire nel dettaglio, ma che dà senso ad una generazione intera. Chi lo avrebbe mai detto che Firenze, le aree fiorentine, pratese, empolese e pistoiese, il cuore centrale della Toscana, si mettessero insieme? Oggi dobbiamo allargarci e aggregare ancora di più”.

E i Comuni che lei rappresenta nel patto di sindacato avranno rappresentanza nella Multiutility. Come?

“C’è un grande elemento solidaristico nell’aggregarsi: nel nostro patto siamo 20 comuni, molti detengono una quota di partecipazione inferiore all’1%, ma quando decidiamo quale posizione portare, quali investimenti proporre, lo facciamo insieme: un cittadino della montagna fiorentina deve avere gli stessi diritti e gli stessi servizi di chi abita in centro a Scandicci, e i sindaci quando prendono la parola hanno tutti lo stesso peso. Nelle nostre frequentissime riunioni, perché siamo un patto vero che lavora quotidianamente, imparo sempre tanto dalle esperienze e dalle proposte dei colleghi, e per me è un onore e una responsabilità coordinarli e rappresentarli”.

Ora però il centrodestra, e in particolare Fratelli d'Italia, si è accorto delle prospettive della Multiutility e ci vuole mettere il cappello sopra.

“È il segno tangibile che abbiamo lavorato bene. Però per sua natura la Multiutility deve essere laica, inclusiva e deve aggregare, avere l’ambizione di coinvolgere tutta la Toscana, strutturarsi per poi competere con le altre aziende già presenti da anni per esportare il modello dei servizi pubblici della Toscana in tutta Italia. A tutti questi aspetti dobbiamo aggiungere anche che dobbiamo essere innovativi, creativi e solidali, tre caratteristiche che ci hanno fatto grandi nel mondo. Penso ad una fondazione in alleanza con il sistema pubblico delle università e dei centri scientifici che sostenga le intelligenze dei giovani ricercatori, sviluppi brevetti, ad esempio il riutilizzo dell’acqua depurata anche per uso irriguo, e cooperi per sostenere sia a livello locale e internazionale chi non ha diritto all’acqua, chi è indietro con l’efficace gestione dei rifiuti e usa ancora troppa energia da fonti non rinnovabili”.

A fine anno 2024 finisce l'era Acea in Publiacqua. Una cartina di tornasole per il nuovo colosso dei servizi pubblici. Che scenario ritiene adeguato per far capire quali sono effettivamente le scelte dem nel rapporto tra pubblico e privato? Chi dovrebbe entrare in campo per rilevare le quote private dopo l'addio romano?

“Le indicazioni per il nuovo bando vanno verso la diminuzione della quota privata in Publiacqua e il rafforzamento delle deleghe in mano al socio pubblico. Il privato sarà un partner tecnico guidato dal pubblico, diversamente da oggi, accogliendo quindi le sensibilità dei cittadini. Ecco l’occasione giusta che unisce lavoro e impresa: è l’opportunità d’oro per le imprese toscane di superare i loro particolarismi, come hanno fatto i comuni, di aggregarsi e preparare un‘offerta congiunta. Il valore aggiunto e il lavoro devono rimanere in Toscana, farla crescere, altro elemento fortissimo che darebbe senso, identità ed orgoglio alla multiutility; non ce la dobbiamo far sfuggire come è successo in altri settori”.