Maxi bando per 28 milioni di mascherine Ffp2. "Noi esclusi, ma la qualità dov’è?"

Gara Estar, la "Dii" di Carrara (al ventesimo posto) chiede verifiche sui ribassi degli importatori dalla Cina

Le mascherine Ffp2 sono state il dispositivo di protezione individuale più ricercato

Le mascherine Ffp2 sono state il dispositivo di protezione individuale più ricercato

Firenze, 14 maggio 2022 - E’ finita l’emergenza mascherine, è stato dato l’addio ai mesi in cui trovare il modello Ffp2 per cittadini e malati, operatori sanitari e impiegati al pubblico, era una chimera. Ma il mercato globale per accaparrarsi maxi commesse della sanità non si ferma. Mai. Dove c’è potenziale profitto, ci si butta a capofitto. E’ il caso del bando Estar, la centrale acquisti per la sanità della Regione Toscana, che ha messo sul mercato una domanda di oltre 28 milioni di mascherine Ffp2 per rifornire nei prossimi due anni gli ospedali toscani. Valore della fornitura 5 milioni e 760mila euro, il bando è il 6254, chiuso poche ore fa. Prezzo base d’asta 0,20 centesimi per mascherina. Secondo i calcoli della gara il massimo ribasso era consentito fino alla soglia del 54,85 %. Alla prima società classificata andrà il quantitativo del 50 % di produzione e relativo introito, alla seconda il 30 % e alla terza il 20 %. Un’azienda toscana, la Dispositivi industriali italiani di Carrara, specializzata in elementi di protezione individuale, ha partecipato alla gara Estar. La società carrarina rivendicava già in tempo di pandemia il livello "alto" di produzione: "Abbiamo investito in ricerca e sviluppo ed i nostri prodotti sono frutto della collaborazione con importanti enti di ricerca universitari". Tutto "Made in Italy, non acquistiamo dalla Cina e offriamo alta qualità del materiale e certificazione della filiera". E ora, uscita la graduatoria, urla con rabbia di essere in un mercato molto "particolare". La "Dii" è arrivata al ventesimo posto. Fino al 18° posto ci sono aziende che hanno applicato un ribasso tale che si può configurare l’offerta anomala in quanto quello offerto è superiore al 54,85 (la "Dii" ha applicato un ribasso del 52,5%).

«Riteniamo sia impossibile per chi produce in Italia partecipare a queste cifre" dice l’azienda con l’amministratore delegato Marco Bianchi e l’imprenditore Massimiliano Lencioni. Ma non solo, le verifiche attente della "Dii" portano a dire che è "impensabile che in un bando ci siano due produttori e 40 importatori" dalla Cina soprattutto. Così l’ad e l’imprenditore della "Dii" pongono delle inquietanti domande: "Si è abdicato alla sicurezza affidandosi a chi si occupa di pura speculazione mandando negli ospedali materiale prodotto chissà dove e chissà quando? Per noi questo rende vano ogni tentativo di far ripartire l’economia dando lavoro locale; il Paese si manifesterà nuovamente impreparato in caso di un nuovo picco epidemico. In due anni di pandemia non abbiamo ancora preso le distanze dalle speculazioni dei primi mesi del 2020".

Estar sta effettuando verifiche sulle offerte pervenute. Specifica la direttrice generale Monica Piovi: "Prima sono state aperte le buste economiche e poi quelle tecniche; alle prime dieci aziende abbiamo fatto precise richieste: il riconoscimento dell’idoneità tecnica del loro prodotto secondo le normative dell’Unione europea del 2016 ed altre norme comunitarie, un campione delle mascherine che verrà analizzato e il motivo del ribasso. Faremo un’attenta valutazione dei requisiti, come sempre". Sull’offerta anomala si potrebbe aprire un contenzioso amministrativo in quanto l’Autorità nazionale anticorruzione ha definito precise disposizioni normative fino all’esclusione e all’annullamento.

«La normativa comunitaria - spiega la direttrice generale Piovi - non permette di restringere il cerchio della partecipazione, anche a noi farebbe piacere lavorare con società quanto meno europee, ma non è permesso".