
La testa di cavallo clonata dal robot
Carrara, 31 luglio 2022 - Lo scultore lavora silenzioso nel laboratorio di “Torart” all’ombra delle Alpi Apuane. Un braccio d’acciaio a reggere la punta diamantata, un occhio elettronico, sensori e algoritmi nel centro di controllo, e dal blocco di marmo bianco della cava Michelangelo, che dalla vetta si affaccia sulla città creativa di Carrara, in poche settimane ha preso forma una testa di cavallo a grandezza naturale. E non una testa qualsiasi ma proprio una delle opere più amate che arrivarono in Gran Bretagna dal Partenone. Da oltre due secoli quella vera è esposta al British Museum di Londra, oggetto di una disputa culturale e legale infinita insieme agli altri preziosi reperti della civiltà greca. Poche settimane fa la copia, perfetta, è finita sulla prima pagina del New York Times. Perché proprio Carrara, città creativa dell’Unesco, oggi è in grado di fornire la tecnologia più avanzata per riprodurre opere d’arte (o crearne di nuove) con una fedeltà assoluta, risparmiando la fatica e il tempo che servivano agli scalpellini per consegnare l’opera “grezza” al tocco finale dell’artista. Una tecnologia che potrebbe risolvere quella disputa lasciando al museo londinese le copie e riportando ad Atene gli originali.
Sculture e bassorilievi che risalgono al quarto secolo avanti Cristo, nei primi anni del 1800 furono portati via dal Partenone e da altri templi greci classici sull'Acropoli di Atene dagli agenti di Thomas Bruce, statista scozzese e settimo conte di Elgin. Acquistati, sostengono gli inglesi. Saccheggiati da Elgin, dicono i greci che più volte, invano, hanno invitato la Gran Bretagna a restituirli. Per il British Museum Lord Elgin li acquisì legittimamente; anzi, li salvò dall'abbandono e dagli effetti corrosivi delle piogge acide di Atene.
L’idea per risolvere la secolare disputa culturale è arrivata da Roger Michel, direttore esecutivo dell’Institute of Digital Archaeology. "Il nostro unico scopo è incoraggiare il rimpatrio dei marmi di Elgin - ha detto al New York Times - Quando due persone vogliono la stessa torta, cuocere una seconda torta identica è una soluzione ovvia". E farli identici quegli antichi marmi contesi non è certo un problema per l’artista robotizzato prodotto da “Robotor”, l’azienda di Carrara creata da Giacomo Massari e Filippo Tincolini che è riuscita a “umanizzare” la parte più faticosa e lenta della lavorazione della pietra innestando la tecnologia nella millenaria tradizione della scultura senza intaccare il ruolo dell’artista di cui resta indispensabile la creatività e la manualità per realizzare l’ultimo, fondamentale, strato dell’opera. L’ha già utilizzata la tecnologia di Torart l’Institute of Digital Archaeology: sempre nel laboratorio Torart di Massari e Tincolini, ha fatto realizzare un modello in scala di due terzi, in marmo egiziano, del monumento siriano chiamato Arco Monumentale di Palmira in Siria, distrutto dalle milizie del gruppo stato Islamico, che ha presentato nel 2016 a Trafalgar Square a Londra.
La testa del cavallo che sta prendendo forma a Carrara è il prototipo della copia che il robot dovrà scolpire poi da un blocco di marmo estratto sul monte Pentelicus, la principale fonte della pietra per la costruzione dell’Acropoli. Poi dovrà ricreare un secondo marmo del Partenone: la metopa della Centauromachia, il pannello dove è scolpita la mitica battaglia tra i Lapiti civilizzati e i centauri bestiali alla festa di nozze di Peirithous e Ippodamia. Ancora non si sa come andrà a finire la disputa ma intanto la testa del cavallo e le altre riproduzioni, appena completate, verranno esposte per dimostrare come una possibile soluzione alla querelle esista e aumenterebbe la possibilità di fruizione delle opere ad un pubblico più vasto. Ma a dimostrare le straordinarie capacità di Robotor e degli artisti di Torart già c’è la copia della statua greca di Perséfone Gaia di origine tarantina esposta al Museo Archeologico nazionale di Taranto: l’originale è rimasto all’Altes Museum di Berlino. Ma c’è anche la Tersicore del Canova esposta fino a ottobre nel museo di Vetulonia, replica fedelissima della statua in marmo che appartiene alla collezione della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo presso Parma. In contemporanea nel laboratorio imbiancato dalla polvere del prezioso marmo di Carrara il robot è al lavoro anche per le opere moderne di artisti come Jeff Koons, Maurizio Cattelan e molti altri.