Ha un malore in aereo, 31enne con sindrome di Down cacciato con la famiglia

Il calvario di Leonardo. E la famiglia spiega: “Ci hanno ritirato le carte d’imbarco, faremo denuncia”

Leonardo insieme al padre

Leonardo insieme al padre

Piombino (Livorno), 1 aprile 2023 – Un calvario. Quello che ha dovuto passare Leonardo, 31enne di Piombino con sindrome di Down, fatto scendere e cacciato dall’aereo insieme alla famiglia perché aveva avuto un malore a bordo. 

Tutto inizia, come racconta il Corriere Fiorentino, nel viaggio di ritorno della famiglia dalle vacanze in Cambogia e in Thailandia. Imbarcatosi con la famiglia a Phuket (Thailandia), il 31enne è stato costretto a scendere dall’aereo assieme al padre, alla madre e a un amico. 

L'odissea dell'uomo, per la quale l'avvocatessa Cristina Pozzi di Forlì ha denunciato la compagnia aerea del Qatar e ha inoltrato una segnalazione all'Enac, è cominciata il 5 marzo scorso quando la famiglia si è imbarcata sull'aereo per Doha ma, cinque minuti prima del decollo, il 31enne ha avuto un malore di stomaco.

Il padre ha raccontato al quotidiano che dopo il malore sono arrivate le hostess dicendo che sarebbe intervenuto un medico, invece poco dopo è stato detto loro di scendere dall'aereo. "Hanno ritirato le carte d'imbarco e i passaporti sfilandoceli di mano, ci hanno accompagnato celermente fuori dall'aeroporto consegnandoci i bagagli alla velocità della luce, senza nessuna assistenza esterna e dicendoci che dovevamo noi prenotare altri biglietti per un altro volo”.

Intanto Leonardo piangeva, non si dava pace per quanto accaduto. Dopo quattro giorni d'inferno passati nell'albergo vicino all'aeroporto, racconta ancora il padre, il 31enne sul volo di ritorno era visibilmente sotto choc. La mattina dopo il malore il 31enne era stato portato in una clinica a Phuket dove i medici avevano certificato che non aveva nulla di serio e che poteva volare tranquillamente, racconta ancora l'uomo: “Niente Covid, e allora perché è stato scaraventato a terra? Perché affetto dalla sindrome di Down? Non ci voglio credere. Abbiamo messo tutto in mano a un’avvocatessa, vedremo. Non vogliamo pietismo, ma giustizia. Noi siamo orgogliosi di nostro figlio”.