
Un convoglio della missione Unifil
Al Mansouri (Libano), 11 aprile 2023 – Sono 48 i Paesi che partecipano alla missione Unifil nel sud del Libano, nello spicchio di terra compreso fra il fiume Litani e il confine con Israele, una missione nata nel 1978 e che oggi rispecchia i termini della Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 2006.
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L’Italia è alla guida del Sector West (Joint Task Force Lebanon Sector West) con oltre 3600 Caschi blu in rappresentanza di 17 Paesi. I militari italiani sono oltre 1200 dei diecimila complessivi.
La Task Forse al momento è su base Brigata Paracadutisti “Folgore” e comprende numerose altre componenti specialistiche delle nostre Forze Armate.

Il contributo italiano include il personale di staff all’interno del Comando Unifil, assetti dell’Arma dei Carabinieri e anche la componente elicotteristica dell’Aviazione dell’Esercito in quadrata in una task force specialistica che assicura attività di pattugliamento, sorveglianza, ricerca , soccorso e trasporto aereo a favore dell’intera Missione.
L’impegno dei Caschi Blu nel Sector West prevede attività operative congiuntamente e senza le Forze Armate libanesi di controllo del territorio, mantenimento della sicurezza e verifica del rispetto della Risoluzione 1701 per prevenire atti ostili di ogni tipo, soprattutto nelle aree a maggiore potenziale di rischio e lungo la Blue Line.
Inoltre, assicurano l’attività di interazione e ingaggio con le autorità locali politiche, religiose e militari ad ogni livello, per costruire relazioni e consolidare i rapporti di collaborazione, a cui si aggiungono progettualità di cooperazione civile-militare in vari settori, in particolar modo a supporto della fornitura di servizi essenziali alla popolazione.
Costante, poi, è l’impegno verso le Forze Armate libanesi con attività addestrative congiunte, oltre che operative, per sostenere lo sviluppo in una direzione di piena efficienza e autonomia operativa.
Al comando di Italbatt, che ha base ad Al Mansouri, in un’area che si affaccia sul mare e che ha un organico di circa 700 unità (fra Brigata Folgore, Savoia Cavalleria e 8° Reggimento Guastatori Paracadutisti), c’è il colonnello Dario Paduano.
“Il nostro compito – spiega il comandante – è quello di monitorare il territorio sulla Blue Line, la striscia di territorio che segna quello che dovrebbe diventare il confine con Israele. Ma, oltre a questo, siamo impegnati nelle attività di cooperazione civile-militare a supporto della popolazione nei 24 villaggi presenti nella zona di nostra competenza, tutto ovviamente svolto insieme alle Laf”.
“La popolazione civile è molto soddisfatta del lavoro dei nostri militari – prosegue Paduano -, perché i nostri soldati sanno creare un clima di forte empatia con le persone grazie anche ad una specifica preparazione e formazione che avviene prima del loro arrivo su questo territorio. Questo tipo di formazione è fondamentale per sapere cosa fare, come muoversi e come rapportarsi con le persone, perché consente di conoscere tradizioni, culture e aspetti religiosi e sociali dei luoghi in cui devono operare”.
E questo modo di approcciarsi è premiante e lo si vede ogni volta che una pattuglia italiana è impegnata in operazioni a contatto diretto con la gente.
“La popolazione è sempre molto cordiale con i nostri militari – conferma il colonnello – e vede in Unifil una garanzia e un fattore di stabilità. Si rivolgono a noi pieni di speranza, spesso portandoci le loro richieste che si traducono quasi sempre nella necessità di cure mediche, di farmaci, di approvvigionamento di acqua, oppure di pompe per far funzionare i pozzi e anche di pannelli solari per far fronte al rincaro del costo dell’energia elettrica che qui, adesso, è divenuto insostenibile per la stragrande maggioranza delle famiglie”.