Libano: la fede e la tolleranza. “Cristiani e musulmani? Qui a Tyro vivono in pace”

Reportage dal confine con Israele. Le parole di Rabih Koubaysi, vice mufti e docente all’Università islamica

Rabih Koubaysi, vice mufti di Tyro e docente all’Università islamica

Rabih Koubaysi, vice mufti di Tyro e docente all’Università islamica

Tyro (Libano), 12 aprile 2023 –  “La crisi è forte e la situazione è diventata molto difficile. Tocca tutti quanti e non possiamo fare differenze fra chi professa una religione o l’altra. Bisogna parlare di intorno ad un tavolo e cercare soluzione. Adesso l’unica cosa che conta è il dialogo, perché solo così sarà possibile trovare una soluzione per l’intero popolo libanese che chiede una situazione stabile”.

Un appello forte e molto significativo, perché arriva da Rabih Koubaysi, vice mufti e docente all’Università islamica, nonché responsabile del Centro sciita di Tyro, che rende bene l’idea di quanto il morso di questa drammatica situazione economico finanziaria possa invitare a remare tutti nella stessa direzione anche in una terra dove sono presenti 18 diverse confessioni religiose.

“Quando aiutiamo qualcuno – dice Koubaysi – non chiediamo quale religione professi. Questo è un problema sociale che riguarda tutti e deve preoccupare l’intera comunità libanese che è duramente colpita anche nell’educazione culturale, considerato che in questo momento solo le scuole private continuano a fare lezione e quelle pubbliche sono chiuse da mesi”.

Anche in questo caso molti degli aiuti arrivano dall’estero. “Chiediamo sostegno – dice appunto l’autorità religiosa – alle famiglie benestanti che risiedono all’estero”.

Di grande impatto anche un altro esempio portato da Koubaysi. “Giovanni Paolo II disse che il Libano è un messaggio di pace ed aveva ragione – spiega -. Qui a Tyro le persone vivono insieme ogni ricorrenza religiosa dell’una o dell’altra confessione. I rappresentanti di musulmani, cristiani, sunniti, sciiti, maroniti e cattolici ogni due mesi si riuniscono per parlare dei problemi della gente, di tutte le persone e non solo della loro parte. Purtroppo le risposte non ci sono e molti libanesi sono costretti ad andarsene cercando un futuro, soprattutto in Africa. In generale, nei Paesi del Golfo si va a cercare lavoro, in Europa a cercare una vita migliore. Ma al popolo serve dare speranza e non importa da quale luce arrivi, l’importante è che arrivi”.

E sulla pacifica convivenza il vice mufti è ancora più chiaro. “La giusta convivenza significa che il musulmano deve restare tale e il cristiano lo stesso. Ognuno è diverso, ma le cose positive ci ciascuno sono sempre superiori a quelle che non lo sono ed è fondamentale per me sapere chi sei davvero tu e viceversa, senza stare ad ascoltare come ci raccontano gli altri. Nessuno può pensare di avere la verità assoluta e tante cose le possiamo imparare anche da un non credente. Per questo nessuno deve provare a cambiare chi non la pensa come lui. Le persone non vanno ‘contate’, non sono dei numeri. A Tyro, ad esempio,la maggioranza è di fede musulmana, ma la comunità cristiana aggiunge valori alla città”.