Caterina Ceccuti
Cronaca

L’arte della seta a Firenze: Cristina Ravara Montebelli ospite degli Amici del Foulard

La nota storica della seta e della gelsibachicoltura ha tenuto una conferenza alla Biblioteca Spadolini Nuova Antologia per ripercorrere la storia del pregiato tessuto, dal bozzolo di seta al foulard, con particolare attenzione al ruolo giocato dal capoluogo toscano

Cristina Ravara Montebelli, Cosimo Ceccuti e Maria e Paola Alberti

Cristina Ravara Montebelli, Cosimo Ceccuti e Maria e Paola Alberti

Firenze, 8 aprile 2024 – “Sul filo della storia: dal bozzolo di seta al foulard”. Questo il titolo della conferenza che si è svolta alla Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e che è stata promossa dall’Associazione Amici del Foulard di Firenze. Relatrice d’eccezione Cristina Ravara Montebelli, storica della seta e della gelsibachicoltura, responsabile della nota community Facebook “Seta, silk, serico”. “È un grande piacere per noi aver avuto come relatrice Cristina Ravara Montebelli – ha spiegato la presidente dell’Associazione Amici del Foulard Maria Paola Alberti –,che è archeologa con esperienza ventennale ed è cultore della materia Topografia antica nel Dipartimento Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna. Impegnata da anni in ricerche d’archivio sulla storia della seta e della gelsibachicoltura della provincia riminese, pesarese e della Repubblica di San Marino, è anche amministratrice della Società YourBoost srl, in cui si occupa di marketing culturale. Al suo attivo ha più di 50 articoli scientifici e varie monografie sulla storia della seta e della gelsibachicoltura.” Nel suo intervento Ravara Montebelli ha presentato un excursus sulla storia della produzione e lavorazione del filo serico, materia prima del foulard, concentrando l’attenzione su Firenze, a partire dal “Trattato dell’arte della seta” del XV secolo, dove si vedono alcune fasi fondamentali della lavorazione ad opera delle donne che si riproporranno, sostanzialmente simili, nei secoli successivi, fino ad arrivare a parlare delle ultime due filande fiorentine dell’Ottocento.