La Misericordia di Arezzo rientrata dalla Romagna

“In tanti anni di servizio mai visto niente del genere”

Arezzo, 26 maggio 2023 – Non avevo mai visto niente del genere in tanti anni di servizio”. E’ appena rientrato da Faenza Leonardo Giannetti insieme alla squadra della Protezione civile della Misericordia di Arezzo, dove è stato impegnato per l'emergenza Emilia Romagna, all’interno della colonna mobile nazionale e di quella della Regione. In tutto 108 confratelli provenienti dalle Misericordie toscane, impegnati oltre Appennino, con idrovore, gruppi elettrogeni, fuoristrada, un’officina mobile, tank per il rifornimento mezzi e mezzi movimento terra. Tre gli aretini in forze alla squadra della Misericordia come sempre a disposizione, per aiutare che si trova nel bisogno. Un impegno che come l’emergenza non è terminato. Nei comuni alluvionati infatti c’è ancora bisogno d’aiuto e ce ne sarà nei prossimi giorni.

Dove è stato dislocato l’equipaggio protezione civile della Misericordia di Arezzo?

“Prima a Ravenna, al sistema di idrovore che è stato messo in uso dal sistema di protezione civile europeo alle Misericordie d'Italia. Una volta installato, siamo stati dislocati a Faenza e abbiamo lavorato nella zona vicino al fiume Lamone dove ancora c'era tanta acqua. Siamo intervenuti coi mezzi movimento terra, bob cat, merlo, in appoggio alle persone alluvionate. Molti di noi hanno anche una formazione sanitaria, ma il grosso del lavoro è stato liberare un intero quartiere dalla melma”.

Quanto vi ha impegnato questa missione?

“Siamo partiti venerdì e tornati domenica ad Arezzo, il termine massimo sono 72 ore di permanenza. La nostra era una squadra di tre aretini all’interno del modulo composto da 7 persone, oltre a noi 2 ai mezzi pesanti e due di scorta. Solo a Faenza c’erano 400 soccorritori esterni da tutta Italia. Siamo rientrati anche perchè il dipartimento ha trasferito la giurisdizione, la colonna mobile della Regione toscana adesso è dislocata a Conselice dove ancora la situazione è molto pesante con un metro e 20 di acqua sulle case”.

Che situazione avete trovato a Faenza?

“Surreale, con tanti anni di servizio una cosa mai vista, siamo stati in zone con 1 metro di fango. Il nostro primo scopo era togliere l’acqua, poi la melma. Il Lamone quando è esondato ha portato via tutto il sedimento del fiume che adesso sta diventando fango secco complici le temperature alte degli ultimi giorni”.

Come siete intervenuti?

“Oltre che con le idrovore, abbiamo fatto controllo argini e territorio, quello che si fa quando ancora la scena non è completamente in sicurezza. In questo momento c'è tanta rabbia tra la popolazione, la situazione è pesante, quella zona era stata alluvionata i primi di maggio, qualcuno aveva ricomprato gli elettrodomestici e poi è arrivata la seconda botta che ha distrutto tutto. L’agricoltura è in ginocchio”.

Cosa dire in questo momento a chi volesse aiutare?

“Non vi recate a caso in quelle zone sono ancora pericolose, ci sono mezzi al lavoro, idrovore, pompe, granchi che recuperano la roba da buttare: avere tanta gente non organizzata intorno è problematico, arriverà il momento in cui ci sarà bisogno anche di persone che possano dare una mano dentro le abitazione una volta che saranno ripulite da acqua e fango, ma adesso devono lavorare i soccorritori organizzati. Quando eravamo lì stavano installando la cucina d'emergenza della Barilla al centro fiere. Non solo Faenza, Forlì, Cesena, Ravenna, ci sono tantissimi paesi difficili da raggiungere. Noi ci siamo mossi con mezzi pesanti, un bilico con le ruspe sopra e la scorta: non tutte le strade sono percorribili, prima va verificato il tracciato e poi si prosegue. L’autostrada era aperta solo ai mezzi d’emergenza, per fortuna la E45ha tenuto”.