Assolta in Appello l'infermiera Fausta Bonino. Era stata condannata all'ergastolo

Morti anomale di 10 pazienti nell'ospedale di Piombino, decade l'accusa di omicidio plurimo volontario, resta la condanna a un anno e mezzo per ricettazione. "Non ho ucciso nessuno"

Fausta Bonino

Fausta Bonino

Piombino, 24 gennaio 2022 - La corte di appello Firenze ha assolto dall'accusa di omicidio plurimo volontario Fausta Bonino, l'infermiera finita a processo per i decessi anomali di 10 pazienti avvenuti nell'ospedale di Piombino ( Livorno) tra il 2014 e il 2015.

La donna è stata condannata a un anno e mezzo per ricettazione. In primo grado era stata condannata all'ergastolo per quattro dei dieci decessi contestati.

Le prime parole di Fausta Bonino 

"I giudici mi hanno assolta perché mi hanno creduta: io non ho mai ucciso nessuno". Lo ha detto, tra le lacrime, Fausta Bonino. "Ancora non ci credo - ha detto subito dopo la sentenza Bonino - Non potevano condannarmi per delle menzogne dette da qualcuno, non c'era altro". L'ex infermiera era presente nel palazzo di giustizia di Firenze, accompagnata dai familiari, per la lettura della sentenza.

 

L'avvocato difensore

Le testimonianze di quattro persone, tra medici e infermieri dell'ospedale di Piombino (Livorno), che hanno riferito al processo che l'accesso al reparto dove era in servizio Fausta Bonino fosse possibile anche senza badge di riconoscimento del personale autorizzato, sarebbero state determinanti per la sentenza di assoluzione pronunciata oggi dalla corte di assise di appello di Firenze. È quanto sostiene il difensore di Fausta Bonino, avvocato Vinicio Nardo. "Io credo - ha spiegato - che la chiave siano state queste testimonianze e sia stata anche l'evidenza di altri elementi che in primo grado erano stati ritenuti certi ma che certi non erano, quindi la catena del ragionamento accusatorio si è spezzata in più punti". "Ci voleva grande professionalità per assolvere Fausta Bonino - ha aggiunto Nardo - e la corte di appello di Firenze ce l'ha avuta". "In questi delitti - ha sottolineato ancora l'avvocato - ci vuole particolare professionalità da parte degli inquirenti perché non bisogna entrare nella cosiddetta visione a tunnel, cioè dare per scontato che alcune parti dei fatti siano accertate perché corrispondono all'imputato. Bisogna invece sempre avere dei dubbi e fare delle indagini su tutti gli aspetti" che emergono. "Un esempio - ha concluso il difensore - è stato, appunto, quello dell'accesso al reparto: gli inquirenti hanno dato per scontato che l'ingresso al reparto fosse controllato e invece non lo era. E chiaramente questo è un sassolino che può essere diventato una slavina" nel determinare la decisione di assolvere Fausta Bonino.

La vicenda giudiziaria

Tutto ha inizio il 30 marzo del 2016 quando Fausta Bonino fu arrestata perché sospettata di aver ucciso una serie di pazienti durante la loro degenza nel reparto di anestesia e rianimazione con 'bombe' di anticoagulante eparina. Il 20 aprile 2016 il Tribunale del Riesame di Firenze annullò l'ordinanza di custodia in carcere e Fausta Bonino venne rimessa in libertà. La donna, secondo l'accusa, avrebbe pianificato e causato la morte di dieci persone mediante l'uso "deliberato e fuori dalle terapie prescritte" di eparina in dosi tali da "determinare il decesso" provocato da improvvise emorragie.

L'infermiera, che nel frattempo era stata sospesa dall'Asl e che si è sempre proclamata innocente, il 19 aprile 2019 fu condannata all'ergastolo dal gup del Tribunale di Livorno, Marco Sacquegna, per omicidio volontario plurimo e aggravato per quattro morti sospette. Bonino fu assolta per gli altri sei casi perché il fatto non sussiste; assolta anche per il reato di abuso di ufficio. Il legale dell'infermiera, l'avvocato Cesarina Barghini, nel corso dell'arringa difensiva aveva chiesto al giudice l'assoluzione della sua assistita e, parlando con i giornalisti dopo l'udienza, aveva affermato che in caso di condanna, si sarebbe trattato del più grave errore giudiziario a Livorno.

Le indagini

Le indagini sulle morti sospette hanno richiesto una serie di lunghe e complesse analisi scientifiche, anche con la riesumazione delle salme dei pazienti sospettati di essere stati uccisi con l'eparina. Nel dicembre 2017 fu depositata la relazione degli esperti nominati dalla Procura. I consulenti del pm avevano certificato come dieci delle morti sospette verificatesi nel reparto dell'ospedale di Piombino, dove lavorava Fausta Bonino, nel periodo preso in esame fossero compatibili con la somministrazione di alte dosi di eparina. Il 1 giugno 2018 la Procura della Repubblica di Livorno aveva chiuso le indagini e per Fausta Bonino era chiesto il rinvio a giudizio.

 

.