MATTEO MARCELLO
Cronaca

Le conseguenze del Toti-gate. Tsunami giudiziario su Porto Venere, la rabbia della gente in Comune

A decine protestano durante il primo consiglio in municipio dopo la tempesta che ha travolto la Regione". La politica non ha tenuto conto della fragilità del territorio, trattandolo come merce di scambio"

Porto Venere (La Spezia), 1 giugno 2024 – “Avevamo ragione noi: ora ridateci la Palmaria". L’urlo di decine di manifestanti risuona nella piazza e lungo le scale che portano al municipio di Porto Venere. Il Liguria-gate, la maxi inchiesta per corruzione e voto di scambio che ha portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti, è partita proprio da qui: indagando sull’allora sindaco e capo di gabinetto regionale Matteo Cozzani – ora anche lui ai domiciliari –, la Procura spezzina ha intercettato frasi, circostanze e vicende che, approfondite dalla magistratura genovese, hanno generato un terremoto politico e istituzionale senza precedenti.

Ed è qui che, tre settimane dopo, un consiglio comunale dai toni infuocati ha riacceso il confronto sul ‘filone’ spezzino dell’inchiesta. Al centro, proprio la Palmaria, l’isola degli spezzini, che secondo il presidente regionale Toti sarebbe dovuta diventare "la Capri della Liguria", con tanto di masterplan volto a trasformare i ruderi-gioiello ceduti dalla Marina in strutture che strizzano l’occhio al super lusso. Un piano che finora non ha trovato applicazione, ma che ha visto moltiplicarsi gli interessi imprenditoriali per quel fazzoletto di terra dove il numero delle capre supera quello delle persone. Alcuni non propriamente leciti, almeno secondo la Procura, che ha accusato di corruzione Matteo Cozzani – di pochi giorni fa l’ufficializzazione delle dimissioni dall’incarico regionale – e i fratelli Paletti per la vicenda dell’ex cava Carlo Alberto, area di pregio da trasformare in stabilimento balneare, il cui cantiere è ora sotto sequestro. Così, chi ha manifestato per anni contro i progetti faraonici da realizzare sull’isola, si è ritrovato anche ieri a protestare in municipio. Una sala stracolma e rumorosa, che ha registrato attimi di tensione, e dove alla fine è andato tutto come da copione, con la maggioranza oggi guidata dal sindaco Francesca Sturlese che ha respinto gli assalti delle opposizioni: la richiesta di chiarimenti sull’ex scuola Ravecca; l’istanza affinché il Comune si costituisca parte civile in un eventuale processo; e, soprattutto, la mozione sul caso Palmaria, la cui bocciatura ha scatenato l’ira dei comitati.

Il sindaco, assessore al bilancio all’epoca della giunta Cozzani, ha sottolineato di non essere mai stata a conoscenza di quanto poi contestato dalla magistratura: "Non ho intenzione di dimettermi, rivendico la bontà delle mie scelte politiche. Sono amareggiata, ma sono certa della correttezza degli iter amministrativi". Una ‘difesa’ non gradita da opposizione e movimenti. "Questa politica non ha tenuto conto della fragilità del territorio, trattandolo come merce di scambio" affermano gli ambientalisti, invitando l’amministrazione a revocare in autotutela la svendita dei beni e per sollecitare gli amministratori a "fare le scelte giuste, questa volta a favore dei cittadini".