
Sopra, la cantante israeliana Noa Sotto, Sara Funaro, sindaca di Firenze
Firenze, 12 settembre 2025 – Firenze come porto sicuro, pur non avendo il mare. Da dove poter lanciare messaggi di pace come razzi in cielo capaci di squarciare l’alone d’odio. Firenze che dà l’esempio sul rispetto dei diritti umani, anche per non tradire la pesante eredità di Giorgio La Pira. È l’arduo impegno preso dalla sindaca Sara Funaro, che sta alla base dell’evento di domani 12 settembre, ideato insieme alla cantante israeliana e attivista Noa e Gil Dor.
“La musica, l’arte e la cultura sono motori forti – spiega la sindaca – da qui la proposta di creare un festival in cui mettere insieme le voci di chi vorrebbe vivere in pace e condanna la guerra, usando il dialogo come ’arma’. Penso sia un dovere personale e istituzionale. Per i miei valori e per una città da sempre schierata dalla parte dei diritti. Firenze non può non esserci in questo momento”.
Ecco come nasce Re-Imagine Peace: a light ahead. Dalle 16, in Palazzo Vecchio, ci saranno Noa e Mira Awad che dopo aver cantato insieme a Sanremo replicheranno accompagnate dal chitarrista Gil Dor, David Grossman in dialogo con lo scrittore Muhammad Ali Taha e il giornalista Wlodek Goldkorn; l’intervento della scrittrice italo-palestinese Sarah Mustafa e poi un collegamento con la Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria via mare salpata da vari porti del Mediterraneo per portare aiuti a Gaza. Che secondo Noa, pur avendo nobili intenzioni, peccherebbe di unilateralità.
“So che le intenzioni sono buone e credo che il loro desiderio sia quello di porre fine agli orrori e alla violenza – spiega Noa –. Purtroppo non sento questi attivisti chiedere la fine di tutta la violenza, compresa quella contro i bambini israeliani, non li vedo condannare Hamas e chiedere il rilascio degli ostaggi, non vedo la parola pace”.
Preziose saranno le testimonianze dei rifugiati accolti in città e di Bushra Awad e Robi Damelin, palestinese la prima, israeliana la seconda, unite da un grande dolore: entrambe hanno perso un figlio in guerra. Ma sarà solo un assaggio, seppur corposo. “Domano annunceremo il festival che ho ideato con Gil Dor e che partirà a maggio 2026. L’idea è quella di dare visibilità ai pensatori e agli artisti, palestinesi e israeliani, che lavorano insieme per trasformare il dolore in speranza. Quando l’anno scorso mi sono esibita a Firenze davanti al rabbino capo, l’imam e l’arcivescovo, oltre alla sindaca, ho sentito che stava accadendo qualcosa di unico, c’era una buona energia, di collaborazione, rispetto e convivenza. Ho intuito che poteva essere il luogo perfetto. La prima persona che ho chiamato è stata Mira Awad. Credo fermamente nel potere della cultura di immaginare una realtà diversa e di ispirarci a crearla. Attraverso l’arte ci viene ricordata la nostra comune umanità, vulnerabilità, dolore e bellezza. Siamo in grado di vederci l’un l’altro”.
Teresa Scarcella