
Furio Valcareggi durante la visita a Coverciano
Firenze, 13 febbraio 2022 – “Caro babbo, nel giorno del tuo compleanno sono venuto al Museo del Calcio perché questa è la tua casa”. Furio Valcareggi ha fatto visita al Museo del Calcio, soffermandosi, in particolare, davanti alla giacca della divisa indossata dal padre, Ferruccio, agli Europei del 1968, vinti dall'Italia.
Firenze, 13 febbraio 2022 - "Mi ha fatto piacere vedere la divisa di mio padre accanto alle maglie dei suoi giocatori - ha detto Furio Valcareggi - e tornare indietro nel tempo a quel successo che resta nella storia del calcio e nel cuore degli Italiani come lo è stato quello di Wembley». Il figlio ha anche raccontato la chiamata di Valcareggi alla guida della Nazionale: «Nel 1966 abitavamo a Firenze e non fu facile per il presidente Artemio Franchi rintracciare mio padre perché il nostro numero di telefono non era in elenco. Appena ci comunicò la notizia, in famiglia fu una festa".
“Ferruccio era di poche parole, un uomo concreto, semplice e coraggioso. Per la ripetizione della finale dell’Europeo del ‘68, infatti, cambiò cinque giocatori.” Come il figlio ha raccontato in precedenza: “Il legame con Firenze è nato nel 1940 quando da Trieste raggiunse in treno la città toscana. Alla Rari Nantes che frequentava con Gigi Raspini incontrò Anna. Stava nuotando in piscina quando mio papà la notò e fu un colpo di fulmine.” “Iniziò però col basket- continua Furio- con cui si laureò campione del Triveneto. A diciassette anni esplode l’amore per il pallone. Lo scelse la Triestina. Felicità mista ad ammirazione per Nereo Rocco, che era il suo idolo.”
“L’ho seguito sempre sin da bambino anche nelle trasferte quando militava nei vari club e in seguito con la Nazionale. Ero orgoglioso di lui e non l’ho ringraziato mai abbastanza”. Davanti alla maglia di Ugo Ferrante, la numero 6 indossata per il Mondiale 1970 esposta al Museo del Calcio, l’anno scorso sempre durante la tappa al Museo del Calcio di Coverciano per il compleanno del papà, Furio Valcareggi si era commosso: “Quell’abbraccio quasi inaspettato dal babbo resta indimenticabile. È quello che mi dette dopo la gara Italia-Germania del Campionato del Mondo in Messico nel 1970. La stretta energica era il suo modo di dire che era felice.”
“Non c’è una foto di mio padre con la Coppa dell’Europeo vinto nel 1968. Dopo la conquista del trofeo, infatti, andò negli spogliatoi per consegnarla ai giocatori. Questa è vostra, disse ai suoi ragazzi”.
Maurizio Costanzo