
Venti anni della Fraternità di Gerusalemme a Firenze
Firenze, 8 settembre 2018 - I venti anni delle Fraternità monastiche di Gerusalemme a Firenze, sono celebrasti in questi giorni (fino a domenica 9 settembre). Questo il programma Sabato 8 settembre. Alle 8 Lodi della Natività della Beata Vergine Maria; ore 11.30 Messa solenne presieduta da S.E. il Card. Giuseppe Betori; ore 16, inaugurazione del Chiostro degli Aranci restaurato – Rinfresco, presenta il Sindaco Dario Nardella; ore 18, primi vespri della domenica; ore 21 concerto nel Chiostro Pandolfini: Polifonia "all'inglese" tra XIII - XVI secolo - Byrd, Dunstable e anonimi, direzione: Valerio del Piccolo; letture dagli scritti del Card. Silvano Piovanelli e dagli scritti di fr Pierre-Marie. "Luce nella notte" con le Fraternità Apostoliche di Gerusalemme Domenica 9 settembre, ore 8 Ufficio di Risurrezione; ore 10 Messa con l'Opera di San Procolo; ore 11.30 ricordando con gioia il Card. Silvano Piovanelli: testimonianze e testi - presentazione di un suo nuovo libro; ore 12.30 pranzo festivo nel Chiostro degli Aranci; ore 14 ricordi dei primi anni e di fr Pierre-Marie e prospettive aperte dal cammino sinodale della Badia; ore 16, concerto nel Chiostro Pandolfini: Gruppo musicale "S.o.S.": "Il Libro di Vita fattosi musica": evangelizzazione e bicchiere d'acqua sulla strada; ore 18.30 Vespri e consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Preghiera d'invio. Il deserto si è spostato. Sì, certo, spazi immensi, di sabbia e di pietra, restano geograficamente dove sono, purtroppo. Nonostante le tecnologie e la ricchezza planetaria, poco si è fatto per riportare il verde laddove la vegetazione è stata progressivamente mangiata dalla sabbia e dall'arsura. Continuiamo, in ogni caso, a sperare. Il deserto veniva scelto in modo privilegiato dai monaci come luogo di combattimento interiore e di deposito della fede. Nei secoli molto è cambiato. Luoghi così ci sono ancora ed è importante che persistano. Ma oggi, mentre gli ordini religiosi cercano di ripensarsi anche a fronte delle vocazioni che diminuiscono (e, attenzione, i religiosi sono più del clero), la sfida del deserto (contro le tre grandi tentazioni madri di tutte le altre, quelle che Gesù ha vinto nei quaranta giorni nel deserto) si è spostata nelle città, dove monaci e laici cristiani sono chiamati alla stessa sfida: vivere lì con cuore di monaci. Non è una consapevolezza che nasce ora, ma che nel secolo scorso ha conosciuto un'elaborazione preziosa, come quella di Evdokimov: “I monaci non hanno più bisogno di lasciare il mondo, l'asse della lotta si è spostato”. Il deserto è “il mondo moderno nella sua rottura con Dio e costruito sul rigetto di lui”, che vuol dire rigetto e archiviazione del Vangelo, a cui guardare con indifferenza, un finto sussiego, un soddisfatto senso di superiorità. Ma una città che non ascolta le parabole di Gesù che anima avrà? Sarà sempre più desertificata, sempre più abitata da una periferia diffusa. Si deve gratitudine al cardinale Silvano Piovanelli per avere intuito la potenzialità delle Fraternità monastiche di Gerusalemme e averne richiesto la presenza a Firenze, concretizzatasi nel 1998, venti anni fa, nella Badia fiorentina, nel cuore della città gigliata (in Toscana curano anche l'eremo di Gamogna). Firenze è stato il primo centro delle Fraternità in Europa fuori dalla Francia , dove esse sono nate intorno a padre Pierre-Marie Delfieux (1934-2013), alla sua testimonianza e agli orientamenti da lui elaborati nel “Libro di vita”: “Ho cercato il più possibile e dal principio alla fine, di non dire niente di più di quanto il Signore ci ha già rivelato e comandato, basandomi sulla Sacra Scrittura, sul ricordo vivo del Cristo, sulla voce interiore dello Spirito che guida e illumina tutto e su quanto da secoli, la Chiesa pratica ed insegna…”. I monaci e le monache delle Fraternità lavorano nella città, fuori dal monastero, con gli altri e in mezzo agli altri, e si ritrovano per la preghiera e in altri orari stabiliti per la vita comune. La loro spiritualità si è col tempo intrecciata con la storia di Firenze e della Badia, preservando e rilanciando, ad esempio, la “messa dei poveri” voluta lì da Giorgio La Pira e che ha mostrato la sua profondità e bellezza nella giornata mondiale dei poveri, voluta da Papa Francesco dall'anno scorso. Padre Delfieux ha detto una volta a Suor Sara : “Prega La Pira, è un profeta, un sindaco santo, non se ne trovano tanti di questi tempi”. Ora a Firenze è stato creato un centro di traduzione delle omelie di padre Delfieux ed è utile consultare il portale delle Fraternità, che con brevi efficaci tratti riassume il senso di una presenza: “Riportandoci alla sorgente delle prime comunità cristiane di Gerusalemme, queste pagine (quelle del 'Libro di vita', ndr) ricordano a tutti come e perché amare, pregare, lavorare, accogliere, vivere il silenzio. Come e perché essere casti, poveri, obbedienti, umili e pieni di gioia, nel cuore del mondo e nella Chiesa, al ritmo della città. Un programma di vita cui rimanda già di per sé il nome di Gerusalemme, città data da Dio per gli uomini e costruita dagli uomini per Dio”. Accanto alle Fraternità monastiche sono nate quelle laiche e apostoliche (a Pistoia) che coinvolgono in forme diverse tante persone e giovani. Il parametro di Gerusalemme, storica e celeste, così come desiderata e descritta nell'Apocalisse di Giovanni, costruisce la città degli uomini e sottrae spazio al deserto.