Figlia violentata, lei in carcere. Era innocente

Ribaltata in appello la sentenza che condannava a sei anni la mamma. Il processo nato dalle accuse della comunità-setta del Forteto

Violenza su bambini (foto d'archivio)

Violenza su bambini (foto d'archivio)

Firenze, 8 ottobre 2020 - Una bambina , sua figlia, confessò che a “venderla” ai pedofili che l’avevano violentata era stata lei, la mamma. Questa versione, però, non emerse subito, ma soltanto dopo che la piccina, otto anni, era entrata al Forteto, affidata, come è stato per tanti altri minori, dal tribunale competente. Ora, dopo una condanna della madre a sei anni, di cui quattro scontati in carcere, la corte d’appello di Genova ha annullato quella sentenza. La mamma è stata assolta, per non aver commesso il fatto. Pochi minuti d’udienza, per ribaltare il verdetto e accendere il semaforo verde al riconoscimento dell’errore giudiziario di cui A.S., 66 anni, fiorentina del Mugello, è stata vittima. Un errore figlio di quella storia nera che si è consumata per anni nella comunità di cui Rodolfo Fiesoli – oggi detenuto a Padova per scontare una condanna definitiva a 14 anni e 10 mesi – era il fondatore e "profeta". Fiesoli e alcuni suoi fedelissimi sono stati riconosciuti colpevoli, senza più appello, di abusi fisici e psicologici in danno dei giovanissimi ospiti. V.V., figlia di A.S., li ha subiti entrambi. Anno 1995. Aveva otto anni, quando i giudici la tolsero ai genitori e l’affidarono al Forteto. Era stata abusata da alcuni pedofili, e quando mise piede nella nuova realtà che avrebbe dovuto aiutarla a crescere e a dimenticare gli orrori, arrivò anche un improvviso nuovo “input” investigativo. Fu Fiesoli in persona a denunciarlo: la bambina – raccontò alla questura – aprendosi con gli affidatari ha riferito che a consegnarla agli orchi era stata sua mamma, per soldi. Ne scaturirono un’inchiesta e un processo, dove le dichiarazioni della bambina divennero l’atto d’accusa nei confronti della donna. Nel 1998 A.S. venne condannata a sei anni, quattro di questi li passerà in carcere, non appena la sentenza diventerà definitiva, nel 2001. Il tribunale le inflisse anche la pena della revoca della potestà genitoriale. Ma intorno a questa condanna c’erano anche tante stranezze, che , dopo decenni, sono state messe in fila dall’avvocato Giovanni Marchese nell’atto con cui ha chiesto, e ottenuto, la revisione del processo. La piccola V.V. era stata affidata, con la sorella, al braccio destro di Fiesoli, Luigi Goffredi e alla moglie Mariella Consorti. Goffredi, nel 1985, era stato condannato assieme al guru del Forteto per gli abusi su un portatore di handicap ospite della comunità. Giudice onorario nel collegio che dispose l’affidamento di V.V., c’era un neuropsichiatra infantile - un abitué del Forteto, secondo le sentenze - che diverrà poi consulente della procura al processo nei confronti della madre. Fu lui a “certificare” la bontà delle testimonianza della bimba. Anche la denuncia iniziale di Fiesoli conteneva delle inesattezze che nessuno, all’epoca, approfondì: i “genitori“ che avevano raccolto lo sfogo della bambina, non erano neanche quelli indicati ufficialmente dal tribunale. Anni dopo , quando la magistratura ha fatto emergere violenze e manipolazioni mentali nella comunità-setta, la bambina diventata adulta rivelò che le accuse verso la mamma le erano state messe in bocca, secondo l’aberrante prassi consolidata del Forteto di distruggere ogni rapporto con le famiglie di provenienza. "Ma tua madre non sapeva niente di questo?", le ripetevano ossessivamente dopo averle fatto rivivere il ricordo degli abusi nelle infinite notte dei “chiarimenti“. E botte e castighi se non riferiva quello che volevano sentirsi dire. Li accontentò. Oggi i giudici hanno stabilito che quella non era la verità, ma una bugia che ha ingannato la giustizia e condannato ingiustamente una mamma. "Con la revoca della condanna avvieremo la causa per il risarcimento per errore giudiziario", annuncia l’avvocato Marchese.