Feste vietate per la sanità: tutti in servizio. "Anche i medici di base"

Negli ospedali cancellati riposi settimanali e ferie per garantire assistenza ai ricoverati. "Non fermate neppure i servizi territoriali"

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Firenze, 7 dicembre 2020 - Arriva l’allarme dai medici ospedalieri. Il sistema dell’assistenza territoriale non può permettersi ponti né vacanze natalizie. Se così non fosse gli ospedali andrebbero in tilt. Succede tutti gli anni: i pronto soccorso si riempiono e il numero dei ricoveri fa un picco. Per più motivi: la stagione fredda non accarezza il nostro sistema immunitario, le patologie respiratorie tendono a peggiorare, inoltre si affaccia con crudeltà lo spettro dell’influenza e, soprattutto, nei giorni festivi e prefestivi non ci sono i medici di famiglia.

Quest’anno, con la pandemia, il sistema sanitario deve restare pienamente funzionante in tutte le sue componenti, come spiega Carlo Palermo, segretario nazionale dell’Anaao, sindacato dei medici ospedalieri.

"Negli ospedali sono stati cancellati i riposi settimanali e le ferie, analogamente dovrà succedere con tutti i servizi territoriali". Durante le festività della scorsa Pasqua eravamo in mezzo al lockdown, ma i positivi erano molti meno di adesso: il 12 aprile in Toscana si registrarono 277 nuovi casi, da poco era stato superato il picco dei ricoveri, registrato il 3 aprile con 1.437 persone in ospedale, ieri ce n’erano, pur diminuiti di 516 rispetto a due settimane fa, ancora 1.612. L’allora presidente della Regione, Enrico Rossi, chiese che durante le festività i medici di famiglia continuassero a tenere il telefono acceso e rispondere alle necessità dei propri assistiti dalle 8 alle 20. Attive guardie mediche, servizi domiciliari Usca e quelli specialistici dei Girot per le case di riposo, le postazioni per i tamponi e la medicina territoriale per i tracciamenti. Il sistema continuò a garantire il servizio.

Così dovrà succedere per la vigilia, Natale, Santo Stefano, la domenica 27 dicembre e poi per San Silvestro, Capodanno, il 2 gennaio che cade di sabato, la domenica 3 e i giorni che precedono l’Epifania compresa. Tra festivi e prefestivi si rischierebbe il collasso degli ospedali. Anche perché l’influenza era partita sorprendentemente male. Con numeri di contagio superiori rispetto alle dieci stagioni precedenti, come mostrano i dati raccolti dal sistema di sorveglianza InfluNet Epicentro, dell’Istituto superiore di sanità. Ma perché, se abbiamo mascherine e distanziamento a proteggerci? I casi sono ancora pochi, al massimo 2,5 per mille.

«Ma i motivi per cui l’epidemia influenzale sembra rallentare solo adesso e speriamo migliorerà nelle prossime settimane è che in molte regioni sono stati fatti pochi vaccini o sono arrivati in ritardo", spiega Palermo. La curva durante la 48ª settimana del 2020 si è piegata. Il valore dell’incidenza totale è pari a 1,90 casi per mille assistiti: 3,31 nella fascia di età 0-4 anni, 1,33 tra 5 e 14 anni, 1,85 tra 15 e 64, tra gli over 65 1,59. Speriamo che almeno l’influenza ci risparmi.