Disforia di genere, lettera associazioni Lgbtq+ al ministro: “Stop al farmaco blocca pubertà, cautela sui minori”

Appello al ministro della Salute Schillaci di oltre ottanta tra femministe, lesbiche e trans riunite in diverse associazioni LGBTQ+: “Occorre aprire un dibattito su queste pratiche, i cui effetti nocivi sono per ora sconosciuti”

Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Foto ImagoE)

Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Foto ImagoE)

Firenze, 31 gennaio 2024 – “Alla luce di ciò che sta avvenendo in diversi paesi europei che hanno fermato la somministrazione e messo in discussione il semplice consenso affermativo dei minori, ribadiamo la richiesta che sia vietata la somministrazione, anche in una logica di cautela e tutela dei minori, dei farmaci bloccanti". Si conclude così, con un appello al ministro della Salute Orazio Schillaci, la lettera di oltre ottanta tra femministe, lesbiche e trans riunite in diverse associazioni LGBTQ+.

Al centro della questione l’utilizzo del farmaco che blocca la pubertà negli adolescenti che esprimono la propria volontà di cambiare sesso: si chiama triptorelina ed è stata al centro dell’ispezione ministeriale al policlinico di Careggi, nei giorni scorsi, assieme all’analisi dell’effettiva assistenza psicologica nei confronti dei ragazzi coinvolti nella procedura. Ventisei volte, nel 2023, la triptorelina è stata utilizzata in adolescenti di età media di 15 anni, con il più giovane che ne aveva 11.

«Come femministe e persone lgbt – si legge nella nota – osserviamo che le attuali polemiche sull’operato dell’ospedale Careggi di Firenze dove si somministrano i bloccanti della pubertà anche a minori di undici anni che si affacciano all’adolescenza e non hanno esperienza della sessualità, né piena consapevolezza della distinzione tra fantasia e realtà, propongono con forza la necessità di aprire un serio dibattito su queste pratiche mediche, i cui effetti nocivi sulla salute a medio e lungo termine sono per ora sconosciuti".

Per questo motivo, prosegue la lettera, "nel dichiarare la nostra contrarietà all’utilizzo di farmaci che intervengano sull’equilibrio psico fisico dei bambini, chiediamo al ministero della Salute, all’Aifa e al Comitato Etico nazionale di procedere a un controllo puntuale su tutte le strutture che operano in questo campo. E’ inoltre necessaria una stringente verifica dell’attuazione degli attuali protocolli, che sembrano esser stati violati, così come risulta da diversi articoli apparsi sulla stampa, e non smentiti".

E Gianni Russo, referente di Endocrinologia pediatrica nell’Unità operativa di Pediatria dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, uno dei massimi esperti sul tema, interviene così sull’uso della triptorelina: "E’ un farmaco che si conosce da anni e i primi utilizzi sono del 1980. Serve per bloccare la produzione delle gonadotropine, ormoni prodotti a livelli ipofisario che stimolano le gonadi a lavorare. E vi si ricorre da tempo sia nell’adulto sia in età pediatrica (per esempio per situazioni di pubertà precoce). Come tutti i farmaci vanno dati quando è necessario. Nei casi di incongruenza di genere – spiega – l’utilità è bloccare la produzione ormonale che potrà trasformare il corpo a seconda di quelli che sono gli ormoni che vengono prodotti, in chi ha un disagio nell’accettare un corpo che è differente da quello che la propria psiche intende. Spesso sono persone che hanno una sofferenza, che manifestano disagi dal punto di vista comportamentale, depressione, ansia, tentativi autolesionistici, ritiro scolastico, ritiro sociale. Aspetti a volte esacerbati proprio dalla progressione di uno sviluppo corporeo difforme dal proprio sentire".