18.30, l’ora dello strazio: "Duccio è morto"

Il dolore della madre e degli amici al capezzale del ragazzo: "Aveva una gran voglia di vivere"

Duccio Dini

Duccio Dini

Firenze, 12 giugno 2018 - «Che cosa possiamo fare? So che mio figlio non ce la farà. Me lo sento» ha detto disperata la mamma poco dopo la tragedia. E così è stato. Duccio Dini, 29 anni, alle 18:30 di ieri pomeriggio all’ospedale di Careggi è stato dichiarato ufficialmente morto. E l’espianto per gli organi è iniziato subito dopo la constatazione del decesso, mentre il suo cuore palpitava gli ultimi battiti. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile, con cui adesso si trovano a combattere i genitori, la sorella Arianna, i compagni di squadra e gli amici. Tutti uniti nel dolore e nel silenzio.

Duccio amava il calcio ed era un instancabile tifoso viola. Cresciuto con il pallone tra i piedi, è diventato grande in campo, indossando prima la maglia del Sancascianese, poi quella del Comeana Bisenzio. A 29 anni, erano tanti i progetti che aveva in testa, uno fra tutti quello di diventare amministratore di condominio. Nel frattempo lavorava part time nel negozio AleViola in via del Corso. Di solito durante la settimana. Qualche volta anche la domenica. «Viva la vida» urla ancora la foto di copertina del suo profilo facebook, un inno strozzato da una corsa folle, ma anche un’immagine autentica di quello che Duccio era. «Un ragazzo sempre allegro, sorridente e con una gran voglia di vivere» dice Leonardo Mastrantoni, un suo compagno di squadra al Comeana. «Entrava e usciva dal lavoro sempre con il sorriso» continua tra le lacrime il suo datore di lavoro, Claudio Gambarelli, stretto nella vicinanza e nel dolore dai suoi amici e colleghi di via del Corso.

Uno di loro, Roberto Corvari, racconta: «Passavo ogni giorno dal negozio per scherzare insieme a lui. Duccio aveva veramente la testa sulle spalle ed era un ragazzo molto sensibile e solare. Siamo stati al funerale di Astori insieme. Sono stravolto, la rabbia è tanta, ma non serve a niente». I vicini di casa che abitano nel condominio di via Donato Bramante scelgono invece il silenzio. Tranne Ermanno Ermini: «Era un ragazzo splendido, lo incontravo spesso mentre scendeva le scale del palazzo. La sua è una famiglia modello. Degli inquilini perfetti. E il loro Duccio aveva sempre lo sguardo sveglio e luminoso». Una luce che ieri si è spenta per sempre. Ma a tenerla accesa, come una fiammella, saranno le tante mani che ieri alle 19 hanno stretto un fiore lungo il corteo in via Canova, per chiedere giustizia e dare a Duccio un dolce saluto.