
Un ristoratore misura la distanza fra tavoli
Firenze, 18 dicembre 2020 - Se a livello nazionale si calcola che, senza il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno, tra prenotazioni e ordini in fumo, la ristorazione è destinata a perdere 720milioni, a Firenze sono diverse le attività che, nonostante tutto, si preparano a tirare un sospiro di sollievo. Con l’ingresso in zona gialla che dovrebbe verificarsi a partire da domenica, bar e pasticcerie iniziano a scaldare i motori con la speranza di rincorrere gli affari persi in questo periodo di lockdown. «Ci auguriamo di poter approfittare degli ultimi giorni prima del Natale per vendere i dolci natalizi" spiega Andreina Mancini della Pasticceria Sieni. I titolari dei locali sperano di guadagnare col semaforo giallo una buona fetta di clienti che arriva dai comuni limitrofi. «Solo con l’asporto è davvero difficile andare avanti, invece così, con l’ingresso in zona gialla, possiamo contare almeno sul momento del pranzo. Ci auguriamo che qualcuno, anche da fuori Firenze, venga a fare un giro in città. Come si suol dire, la speranza è l’ultima a morire" sottolinea Luca Pecchioli del ristorante Palle D’Oro. Anche Stefano Di Puccio, titolare della Trattoria I 4 Leoni, non vuole darsi per vinto. Solo poche ore prima dell’ufficializzazione, stava per gettare la spugna e chiudere il suo locale in attesa di tempi migliori. "Per me – racconta – sarebbe stato quasi un dolore fisico ma da imprenditore non avrei potuto sopportare ulteriori costi, peraltro alti, che vanno ad intaccare l’integrità della mia azienda. Ho continuato a lavorare con l’asporto più per offrire un servizio ai clienti e un presidio al mio quartiere. Non per un guadagno. Le uscite superano di gran lunga le entrate, a fronte di 200 euro di incassi ne perdevo 700 ogni giorno". Con il cambio di colore, Di Puccio tenterà di rimanere in piedi: "Cercherò di resistere con il pranzo". Per quanto riguarda la stretta che riguarderà le festività, il titolare dei 4 Leoni è chiaro: "E’ così importante come e dove festeggeremo? Se i ristoranti saranno aperti o chiusi, se potremo andare a sciare, se riusciremo ad andare alla casa al mare. Sono morti i più deboli, per lo più anziani, proprio quelli con cui vorremmo passare le feste. Se davvero vogliamo bene ai nostri vecchi, genitori o nonni che siano, aspettiamo per rivederli ancora davvero. Non me la passo bene, il ristorante è chiuso, i dipendenti a casa e spendiamo molto, molto di più di quanto incassiamo, non so quando finirà ma preferisco aspettare e rispettare chi ha paura, chi ha perso il lavoro, chi non sta bene, o chi ha perso un proprio caro". Non tutti riapriranno. Secondo le ultime indagini, il 40% , si tratta soprattutto di locali ubicati in centro, non alzerà la saracinesca nemmeno a semaforo giallo. "Noi rimarremo chiusi, non ci conviene ripartire per pochi giorni. Non saremmo in grado di sostenere i costi purtroppo. Se qualcosa dovesse cambiare e la situazione migliorare riapriremo dopo la Befana. Altrimenti aspetteremo Pasqua" sottolinea Daniele Pesenato della Trattoria San Lorenzo. Lo stesso pensiero di Aristide Bucchi del ristorante La Padellaccia: "Non avrebbe senso riaprire solo per pochi giorni e tra l’altro senza il momento della cena che rappresenta l’80% dei nostri fatturati. La situazione è drammatica. Aiuti? Fino a ora abbiamo avuto solo briciole con cui siamo riusciti a stento a pagare le ultime bollette".