Coronavirus e Rsa, circolari inascoltate e tamponi in ritardo

Toscana, dopo la prima inchiesta giudiziaria ipotesi commissione regionale. Troppi morti e contagiati: ecco quali i possibili errori

Misure più rigorose da alcune settimane per la gestione delle Rsa in Toscana

Misure più rigorose da alcune settimane per la gestione delle Rsa in Toscana

Firenze, 10 aprile 2020 - Il grido di sofferenza delle Rsa è stato prima sopito, poi è esploso in tutta la sua tragicità, ora continua a riecheggiare nei dati sui decessi quotidiani e in troppe ultime pagine di vita. Dopo la magistratura, ora si muove anche la politica che chiede un’indagine regionale con tanto di commissione d’inchiesta.

Perché anche in Toscana si è parlato più di lockdown e si è incitato all’"andrà tutto bene" più che pensare da subito, immediatamente ai vecchietti, ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali? Perché i nonni delle Rsa sono rimasti orfani di sentimenti (non hanno potuto incontrare familiari dall’11 marzo) ma anche di prevenzione dal Covid con dispositivi di protezione e con isolamento preventivo? Perché i protocolli e le circolari, inviate dalla Regione Toscana a partire dal 2 marzo, sono diventate spesso operative solo a crisi evidente e a virus conclamato? Negligenze? Sottovalutazione? O mancata lungimiranza (anche politico- amministrativa) nel prevedere che il ’corona’ addentasse gli anziani, spesso già carichi di malanni e patologie anche gravi?

A Prato la procura ha aperto un’inchiesta: il capo, Giuseppe Nicolosi, vuol vederci chiaro su quanto avvenuto a Comeana dove nella Rsa il dolore conta sei morti e 33 contagiati tra ospiti e operatori. In Toscana ci sono tante altre situazioni preoccupanti: ancora a Prato città, a Firenze e città metropolitana (diverse Rsa), a Empoli e Fucecchio, a Bucine, a Pescia, a Sarteano, a Livorno e Piombino, a Gallicano e Lammari, in Versilia (cinque strutture).

In Toscana sono 322 le Rsa e le Rsd per circa 14mila ospiti: 221 sono a gestione privata, 101 a gestione pubblica di cui 42 direttamente dall’Asl, il resto a gestione di Comuni, onlus e terzo settore. In totale sono 14.349 i posti letto di cui 6.642 per la zona Centro (Firenze, Pistoia, Prato, Empoli), 4.166 per la zona nord ovest (Lucca, Pisa, Massa, Carrara, Viareggio, Livorno), 3541 per la zona sud est (Arezzo e Grosseto).

Al 2 aprile 2020 , secondo i dati dell’Agenzia regionale di sanità, sono stati effettuati 688 tamponi nell’area Centro, 1105 nell’area Nord ovest e 1235 nella zona sud est. In totale 3028 pari al 21,1 per cento del totale dei posti letto. In tutto sono risultati positivi 509 ospiti (203 Centro, 211 Nord ovest e 95 Sud est). L’esame allargato nelle Rsa da fine marzo (i test sono iniziati il 29 marzo) è proseguito per alcuni giorni fino all’inizio di questa settimana. Le domande su cui molto probabilmente si muoverà la procura di Prato e probabilmente altre procure sono diverse tra cui anche questa: si poteva iniziare a fare lo screening prima? Il governatore toscano Enrico Rossi sottolinea: "La Regione è intervenuta e stiamo intervenendo per problemi creati non da noi perché protocolli e circolari su cosa fare e come fare per proteggere anziani e operatori sanitari sono state indirizzate alle Rsa da inizio marzo.

Chi le gestisce doveva attuare le raccomandazioni e le norme disposte". E "non ci sarebbero stati questi problemi e tragedie", si sottolinea alla task force della Regione. Fratelli d’Italia con il consigliere Paolo Marcheschi chiede "un’immediata commissione d’inchiesta che accerti se le ordinanze sono state efficaci, tempestive e se i responsabili delle Rsa le hanno applicate". Centrodestra compatto con lui. Maurizio Marchetti, capogruppo di Forza italia in Toscana: "Il campione dei tamponi effettuati è ancora troppo piccolo, la Regione dopo l’annuncio di un’operazione massiva si è arenata". Il Pd apre alla commissione d’inchiesta: "Siamo d’accordo a tutto ciò che può aumentare il livello di attenzione e di trasparenza" sottolinea il capogruppo Leonardo Marras.

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