OLGA MUGNAINI
Cronaca

"La mia sfida per trasmettere coraggio"

Parla Clet, il creativo "urbano" processato per la sua arte non si arrende. "L’omino che cammina sull’Arno è abusivo, ma ci dà speranza"

Clet

Firenze, 15 febbraio 2021 -  «Fa un passo nel vuoto, ma non ha paura di cadere, sa che ce la farà. E’ uno che ha fiducia e dovremmo prenderlo ad esempio. E’ un tipo ottimista, che porta speranza". Spiega così la sua creatura Clet, nome intero Jean Marie Clet Abraham, che per l’ennesima volta ha sfidato i regolamenti edilizi, installando una sua creazione artistica in città. Senza permesso. E immediatamente è arrivato un coro di sostenitori, che tifano per la permanenza della sua scultura. Perché lui, artista ribelle con atelier in San Niccolò, da anni ormai regala un tocco di buon umore e di riflessione in mezzo al grigiore dell’arredo urbano. Spesso trasformando in lische di pesce le frecce dei cartelli stradali. O disegnando l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci al centro del segnale di divieto di transito. E’ divertente, ma non si può fare. Così lo multano, regolarmente. Allora Clet, al suo “Uomo Comune“ piace particolarmente il Ponte alle Grazie... "Sì, è la quarta volta che lo tolgono di lì, speriamo che stavolta resista un po’ di più. Del resto è un tipo indipendente, sta dove vuole, rappresenta la libertà e se deve chiedere il permesso che libertà è?" Il discorso non fa una piega. Ci dica qualcos’altro di questa sua scultura. "Diciamo che tra mille statue di condottieri, politici e signori, questo è un omaggio all’Uomo Comune, un po’ spavaldo, un po’ incosciente, ma certamente libero". E come succede agli uomini comuni, anche la sua vita è spesso difficile... "Esatto. E’ una storia travagliata la sua, fra multe, ricorsi, violenze e processi ha passato ben poco della sua vita in pace. Insomma è uno di noi. E mi piace rivederlo lì, pronto a fare un passo nel vuoto, in un futuro sconosciuto, alla faccia di chi non ce lo voleva". Di cosa è fatto il suo “Uomo“? "E’ in polistirolo rivestito di vetroresina, con un’anima in ferro. E’ leggero, pesa appena quaranta chili, ma può andare molto lontano". Cosa vorrebbe che dicesse a chi lo incontra sul ponte, lì a mezz’aria? "Vorrei che trasmettesse un po’ di speranza, di energia e coraggio per superare questo momento di difficoltà. Lui fa un passo nel vuoto, ma ha fiducia e sa di potercela fare. Dovremmo pensarla tutti così". Un bel messaggio, ma il suo “Uomo Comune“ è un abusivo. "Già, mi dicono proprio che commetto un abuso edilizio. E pensare che il mio intento è quello di fare un omaggio alla città, anche perché l’“Uomo“ è comparso solo a Firenze. E invece mi hanno processato un sacco di volte, anche se alla fine mi hanno sempre assolto". Come definirebbe il suo lavoro e chi è che acquista le sue opere? "La mia è essenzialmente un’arte urbana. E il mio pubblico è davvero trasversale, posso dire di avere una clientela eclettica, sia per età che per condizione sociale, si va dai ricconi all’“Uomo Comune“, per l’appunto".