Firenze, 6 febbraio 2023 - Cinghiali ormai in città a Firenze. Nelle ultime ore, un gruppo di esemplari è stato visto scorrazzare lungo il torrente Mugnone, sul viale Redi. E’ stato il comitato di San Jacopino, con un video, a denunciare il fatto, per dimostrare come ormai gli ungulati siano entrati definitivamente nel centro abitato. Solo per stare a Firenze, gli avvistamenti si moltiplciano un po’ ovunque, anche nella zona sud al confine con Bagno a Ripoli. Tema critico, perché riguarda anche il problema della sicurezza sulle strade, visto che nella notte tra il 3 e il 4 febbraio un uomo è morto sulla Bolognese mentre con il suo scooter stava tornando a casa dopo il lavoro, dopo essersi scontrato prop rio con un cinghiale. L’eccessiva concentrazione di esemplari in singole aree, il cibo facilmente disponibile nei centri abitati, il costante incremento demografico di lupi nei boschi, l’incuria delle zone periurbane e la siccità. Sono questi i motivi che, secondo Alessandro Landini, dottore forestale e tecnico faunistico, consulente di Coldiretti e di tanti agricoltori, spingono i cinghiali ad avvicinarsi a paesi e città.

Quanto influiscono la siccità e l’abbandono delle campagne?
"La siccità molto, ma solo in alcuni periodi dell’anno. L’abbandono delle campagne ha inciso negli anni ’60-’70, quando i primi cinghiali hanno potuto usufruire di habitat sempre più favorevoli al loro incremento numerico. Purtroppo la presenza di cinghiali nei centri abitati è invece fortemente imputabile all’incuria delle superfici periurbane. Queste zone, lasciate in stato di abbandono, rappresentano un rifugio facilmente accessibile alla specie".
Da cos’altro puo’ derivare il fenomeno?
"Un ulteriore motivo è la presenza del lupo, un predatore che si è riaffermato su tutto il territorio regionale e che si sta moltiplicando in modo importante. Questo ha cambiato radicalmente il comportamento dei cinghiali, soprattutto degli ultimi due-tre anni. Non solo si avvicinano ai centri abitati, ma si muovono spesso in grossi branchi. In passato, i maschi venivano chiamati ’solenghi’ proprio per la loro tendenza a stare da soli. Adesso è comune vedere 4 o 5 verri (maschi adulti, ndr) muoversi in gruppo. Sull’aumento dei cinghiali ha poi inciso il rallentamento delle catture dovuto alle norme sulla peste suina e la disponibilità di cibo nelle città".
Cosa è stato fatto?
"La Regione Toscana si è impegnata tantissimo sul problema dei cinghiali, facendo da apripista al resto d’Italia. Ha formalizzato la caccia di selezione tutto l’anno con persone abilitate e ha disposto un sistema di controllo con gli agricoltori, che consente loro d’intervenire direttamente sui terreni di proprietà o da loro condotti".
Secondo lei è sufficiente?
"Credo che queste misure siano efficaci, ma serve tempo per monitorarne gli effetti. Fra i vari provvedimenti possibili, credo che quelli messi in atto in Toscana siano i più utili: soluzioni come recinzioni, deterrenti acustici e sonori funzionano per tempi limitati. Gli animali capiscono come aggirarle o iniziano a ignorarle".
Cos’altro servirebbe?
"Potenziare la sinergia fra mondo agricolo e venatorio. E un dialogo nuovo con l’universo ambientalista, improntato sul buonsenso. Gli animali sono una risorsa straordinaria, ma è essenziale trovare forme di convivenza con l’uomo: la presenza di specie selvatiche in contesti urbani può diventare estremamente pericolosa e va evitata".