Andrea Lanfri sulla cima dell’Everest: è il primo sportivo pluriamputato al mondo

L’atleta e alpinista lucchese paralimpico ha realizzato il suo sogno, raggiungere il tetto del mondo con le protesi. Il sindaco di Capannori, Luca Menesini: “Simbolo di speranza e di fiducia”

Andrea Lanfri

Andrea Lanfri

Lucca, 13 maggio 2022 - Per scalare una montagna come l’Everest, di per sé, occorre una forza e una determinazione fuori dal comune.  Se a farlo è un atleta a cui, nel 2015, a causa di una meningite fulminante con sepsi meningococcica, sono state amputate tutte e due le gambe e sette dita delle mani, quest’impresa diventa simbolo di una fida con se stessi e col destino, intrapresa per andare oltre i tanti ostacoli del cammino, spesso in salita, della vita. 

Andrea Lanfri questa sfida l’ha vinta, quando in Italia era circa l’una di notte di oggi, 13 maggio. Diventando il primo sportivo pluriamputato ad aver raggiunto senza ossigeno il tetto del mondo, la vetta più alta, il sogno di ogni scalatore, l’Everest. Quando ha toccato gli 8848 metri della cima, erano le 6, ora locale. Un’impresa sportiva eccezionale, in cui è stato accompagnato da Luca Montanari la guida alpina. Impresa che, otre lo sport, è anche tanto altro: la realizzazione di un sogno, simbolo di abnegazione, della ferrea volontà di darsi degli obiettivi, puntare ogni volta a superarsi, realizzare i propri sogni.

L’atleta si trovava sull’Himalaya da settimane, in attesa, dopo il periodo di acclimatazione, di sferrare l’assalto alla cima. Alpinista e amante dell’atletica, con un medagliere da far luccicare gli occhi, l’atleta lucchese è vice campione paralimpico europeo nella 4x1000, stesso titolo per i campionati del mondo. Lui ci scherzava su: “Voglio provare a toccare il cielo con tre dita – aveva detto prima di partire alla volta di Kathmandu –. E nel mio caso c’è anche un vantaggio: i piedi non mi si possono gelare”. In realtà le difficoltà per riuscire in quest’impresa, sono state quelle di ogni scalatore, se non di più, considerando che l’utilizzo delle protesi stanca molto “e mantenere l’equilibrio è impegnativo”. Lanfri ha raggiunto in queste ore anche un altro primato, quello di aver corso in 9 minuti e 48 secondi il miglio all’altezza più elevata del mondo.

L’impresa di Lanfri è dunque a tutti gli effetti unica e straordinaria: dopo le amputazioni ha dovuto prima imparare a camminare sulle protesi, a muovere i primi passi dietro casa nel bosco, poi a correre e infine ad arrampicarsi. Cosa che è andata per gradi, dalle Tre Cime di Lavaredo al Monte Rosa, e poi il Monte Bianco. Lanfri non si è fermato, ha alzato sempre più l’asticella puntando al tetto del mondo, l’Everest. Testimonianza vivente di come, grazie alla forza di volontà, si possa rinascere dopo una grave malattia. L’atleta lucchese rappresenta una presenza positiva per il mondo dello sport, della disabilità, e del territorio, come ha sottolineato su Facebook il sindaco di Capannori, Luca Menesini: “Grandissimo. Emozione enorme! Dal nostro territorio era partito un grande sostegno alla grande impresa, perché Andrea con la sua passione e la sua tenacia è un simbolo di speranza e di fiducia”.

Maurizio Costanzo