SANDRA NISTRI
Cronaca

Protesta Amazon: "Il lavoro aumenta e le tutele diminuiscono"

Autisti e operai bloccano la sede di Calenzano. Una cinquantina animano il presidio davanti allo stabilimento

Un gruppo di manifestanti (foto Germogli)

Calenzano (Firenze), 23 marzo 2021 - In tanti hanno incrociato le braccia, ieri, per lo sciopero nazionale dei lavoratori della filiera Amazon che ha riguardato in Toscana il polo logistico Amazon di Calenzano oltre a quello di Pisa. Una iniziativa inedita, la prima organizzata, per chiedere tra l’altro la revisione dei carichi di lavoro e stabilizzazioni per i tempi determinati e gli interinali. Stando ai numeri dei sindacati ieri mattina l’adesione alla protesta è stata molto alta, con punte oltre l’80%, per quanto riguarda l’hub della Piana fiorentina, nell’area industriale di via Baldanzese, davanti al quale si è svolto un presidio con la presenza di alcune decine di lavoratori soprattutto delle ditte che, per il colosso della logistica effettuano i trasporti.

Su Calenzano, secondo dati forniti dalle sigle sindacali, graviterebbero circa 500 addetti, tra diretti e indiretti, con i più diversi tipi di contratto: i dipendenti a tempo indeterminato che operano nel deposito calenzanese sarebbero 80 mentre gli autisti, sempre a tempo indeterminato, assunti dai fornitori di servizi di consegna operativi sul punto sarebbero circa 200. Una eterogeneità di situazioni che hanno anche motivato la diversa ‘presenza’ allo sciopero di ieri da parte delle diverse categorie: "L’adesione tra gli indeterminati nelle diverse aziende è stata intorno al 90-95 - ha spiegato infatti Claudio Gani, Filt Cgil - fra i facchini invece siamo pressoché a zero. Attualmente ci sono cinque aziende che a Calenzano portano i pacchi per Amazon, quelle più vecchie e consolidate sono quasi tutte con lavoratori a tempo indeterminato ma ce ne sono alcune anche con tempi determinati. Tre anni fa qui c’erano 50 facchini e una sola ditta per le consegne e il magazzino era un terzo dell’attuale. Amazon cresce, il lavoro aumenta e con la pandemia è aumentato in maniera sensibile ma i diritti diminuiscono".

Secondo Amazon , che non fornisce però dati sul singolo sito, l’adesione nazionale nelle strutture dell’azienda, sarebbe stata invece meno del 10% e del 20% circa tra i fornitori del servizio di consegna. Alla base della protesta di ieri, una serie di rivendicazioni: la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti nella filiera Amazon, ma anche un corretto inquadramento del personale, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver e soprattutto la possibilità di lavorare in maniera più serena e non governata da ‘algoritmi’ impersonali e difficili da rispettare.

"Lo sciopero - ha chiarito Stefano Boni segretario generale Fit Cisl Toscana - è una decisione forte ma è stato inevitabile di fronte all’atteggiamento di Amazon anche in Toscana. I lavoratori, una cinquantina davanti al magazzino di Calenzano, hanno manifestato per rimarcare la necessità di porre maggiore attenzione sulle condizioni di lavoro a partire dalla sicurezza, turni e carichi di lavoro, contratto integrativo di secondo livello, clausola sociale in caso di cambio appalti". Tra i lavoratori in presidio davanti all’hub calenzanese, ieri, anche tanti esponenti delle istituzioni: tra gli altri oltre ai sindaci di Calenzano e Campi Bisenzio, Lorenzo Zambini, consigliere della Città metropolitana e consigliere comunale a Sesto, Fausto Merlotti, consigliere regionale Pd, Benedetta Albanese, assessore al lavoro del Comune di Firenze e diversi consiglieri comunali della Piana.