REDAZIONE CRONACA

Almanacco del giorno: 8 ottobre 2001, Linate. Il più grave disastro aereo d’Italia

Lo scontro fra due aerei, avvenuto su una pista avvolta dalla nebbia, provocò 118 vittime

I resti dell'aereo e il Bosco dei faggi in memoria delle vittime

Firenze, 8 ottobre 2021 - Appena un mese prima il mondo era piombato nel terrore con gli attentati dell’11 settembre a New York. E come se non bastasse, l’8 ottobre 2001 era anche lo stesso giorno in cui cominciava la guerra in Afghanistan. Per questi motivi, quando alle 8.10 si verificò il disastro aereo all’aeroporto di Milano-Linate, con un drammatico bilancio finale di 118 vittime, in un primissimo momento si pensò a un nuovo attentato terroristico. Ma in brevissimo tempo le indagini fugarono ogni dubbio, considerando che appena 24 ore prima si era sfiorato un incidente con una dinamica molto simile. In realtà, il terribile schianto tra un Boeing e un Cessna, passato alla storia come il più grave incidente aereo mai verificatosi in Italia, era stato causato da una serie di errori umani e carenze strutturali dell’aeroporto.

Ma cosa avvenne precisamente in quei drammatici istanti? E come è potuto accadere che due mezzi si scontrassero in quel punto della pista R36, lunga 2.440 metri e larga 60? Il volo di linea SK686 della compagnia Scandinavian Airlines (Sas) era in fase di decollo diretto a Copenaghen. Contemporaneamente, era in movimento un piccolo jet privato diretto a Parigi, con quattro persone a bordo. Quest’ultimo, a causa della fitta nebbia che avvolgeva la pista, si diresse verso un’uscita sbagliata.

Tradito da una segnaletica ormai logora sull’asfalto, si trovò sulla stessa traiettoria del gigante scandinavo che sopraggiungeva dalla direzione opposta. Lo scontro fu inevitabile. L’aereo, lanciato a tutta velocità e con il muso già sollevato, urtò il jet con il carrello, disintegrandolo. Poi si è girato di 45 gradi sul lato destro, ha arato il prato e si è schiantato contro il capannone, nel quale una quindicina di persone stavano lavorando allo smistamento dei bagagli. Il comandante svedese Joakim Gustafsson cercò in tutti i modi di evitare il fabbricato del deposito al termine della pista, ma il mezzo era ormai ingovernabile. L’impatto, violentissimo, si verificò a 257,60 km/h e il carburante che fuoriuscì dai serbatoi pieni, originò esplosioni e un gigantesco rogo.

Nonostante la tempestività dei soccorsi, non c’è stato scampo né per chi era a bordo dell’aereo - 56 italiani, 48 stranieri e sei membri d’equipaggio – né per i quattro dei dipendenti della Sea che lavoravano nel capannone. Un quinto addetto ai bagagli, Pasquale Padovano, seppur gravemente ustionato su gran parte del corpo, si salvò, risultando l’unico sopravvissuto al disastro. Pochi attimi fatali e Linate si trovò di fronte al più grave disastro della sua lunga storia, che è anche il più grave in Italia negli ultimi trent’anni. Il caso è stato esaminato dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo, il cui rapporto finale, nel 2004,  indicò come “causa effettiva” della tragedia la presenza sulla pista del jet privato. Tuttavia, venne chiaramente precisato che la colpa non poteva imputarsi esclusivamente ai piloti del Cessna. La scarsa visibilità presente quella mattina ebbe certamente un ruolo cruciale, così come, tra le altre cose, la segnaletica sbiadita e a tratti insufficiente, e il radar di terra installato ma non ancora operativo per una questione di permessi.

Era il novembre del 2001 quando venne costituito il ‘Comitato 8 ottobre per non dimenticare’. È anche grazie al suo prezioso impegno nella sensibilizzazione sul tema della sicurezza aerea, se negli anni successivi alla sciagura sono stati varati regolamenti, interventi e protocolli nuovi, sia a Linate che nel resto d’Italia, per aumentare la sicurezza dei nostri aeroporti in caso di nebbia. Intanto, all’interno del Parco Forlanini prospiciente l’aeroporto, il 24 marzo 2002 venne inaugurato il Bosco dei faggi, a perenne memoria del numero delle vittime di quel drammatico incidente. È composto di 118 piccoli faggi di diverse varietà, uno per ogni vittima. Al centro venne posata una scultura realizzata dall’artista svedese Christer Bording e donata dalla Sas ai familiari delle vittime. Dal nome emblematico: ‘Dolore Infinito’.

Nasce oggi

Antonio Cabrini, nato l’8 ottobre 1957 a Cremona. Allenatore di calcio ed ex calciatore, Campione del mondo con la Nazionale nel 1982. Ritenuto uno dei primi terzini moderni, nonché uno dei maggiori interpreti del ruolo a livello mondiale, legò il proprio nome principalmente alla Juventus, squadra in cui formò una delle migliori linee difensive della storia del calcio.  

Maurizio Costanzo